Mazzoleni presenta Old bond room: exploring Arte Povera, una mostra che espone opere provenienti dalla Collezione Mazzoleni. L’esposizione include lavori di alcuni degli artisti più celebri dell’Arte Povera, tra cui Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Giulio Paolini e Gilberto Zorio.

Il movimento dell’Arte Povera emerse come una forza trasformativa nella scena artistica del dopoguerra, sfidando le norme tradizionali e abbracciando la sperimentazione. Coniato nel 1967 dal critico e curatore d’arte italiano Germano Celant, il termine Arte Povera, riflette l’uso non convenzionale di materiali quotidiani da parte del movimento.

Trasformando oggetti ordinari in potenti dichiarazioni artistiche, l’Arte Povera ridefinì i confini della pittura e della scultura, offrendo una prospettiva radicalmente nuova sulla natura stessa dell’arte.

Questa mostra mette in evidenza la semplicità essenziale e la profondità concettuale del movimento, invitando i visitatori a esplorarne la rilevanza nel mondo contemporaneo.

Cabina telefonica (2007) di Michelangelo Pistoletto (n. 1933) fa parte della sua celebre serie Quadri Specchianti. Trasferendo un’immagine fotografica su acciaio inossidabile riflettente, l’artista fonde l’opera con l’ambiente circostante, integrando lo spettatore all’interno del lavoro stesso.

Per Pistoletto, il tempo non è semplicemente rappresentato, ma è attivamente presente: l’opera si modifica continuamente con il mutare del suo contesto. Questo gioco tra immagine e riflesso trasforma il lavoro in un portale, sfumando i confini tra arte e vita.

Figura chiave dell’Arte Povera, Jannis Kounellis (1936–2017) iniziò con dipinti che si evolsero in composizioni di lettere, segni e numeri su materiali non convenzionali come legno e carta da giornale. Con il tempo, introdusse elementi industriali—ferro, cotone, carbone, legno, fuoco e juta—spesso associati al lavoro e all’industria. Accostando questi materiali, esplorò forti contrasti: morbido e duro, catrame e acciaio, industriale e agricolo.

Il lavoro di Kounellis riflette spesso la condizione umana, con supporti in lamiera metallica che evocano la scala di oggetti familiari come un letto, una finestra o una porta. Le sue sculture incorporano materiali quotidiani e simboli del lavoro—abiti, attrezzi e oggetti domestici—radicando la sua opera nelle realtà sociali e storiche, come si vede in Untitled (2022). Al di là di queste tensioni materiche, il suo lavoro porta con sé una profonda consapevolezza della storia, tracciando i processi che hanno plasmato il passato.

La pratica artistica di Giulio Paolini (n. 1940) si concentra sulla natura stessa dell’arte, esplorando la relazione tra artista, spettatore e opera. Radicato nella tradizione classica e nell’indagine metafisica, il suo lavoro rimane distaccato dalla realtà contemporanea, riflettendo invece sull’essenza a-temporale e concettuale dell’arte.

In Untitled (1985), una figura stilizzata esegue un gioco di prestigio, facendo rotolare la silhouette negativa della propria testa lungo un braccio teso. Linee diagonali rosse estendono la prospettiva della figura, incorniciando un frammento di cielo e richiamando la tensione tra illusione e realtà.

Quest’opera si collega al primo lavoro di Paolini, Disegno geometrico, che funge da progetto concettuale per l’intera sua ricerca: un tentativo continuo di catturare una visione sfuggente attraverso atti di sottile inganno artistico.

Gilberto Zorio (n. 1944) esplora le forze che rendono ogni opera intrinsecamente mutevole. Attivando reazioni chimiche e fisiche, integra i suoi lavori in un ciclo vitale continuo, osservandone la trasformazione. Le sue creazioni alchemiche catturano scambi di energia, mutamenti meccanici e temi legati all’evoluzione e all’esistenza umana, con il tempo che gioca un ruolo cruciale nel rivelare questi cambiamenti.

Il linguaggio visivo distintivo di Zorio include stelle a cinque punte e forme di giavellotto—simboli di energia, movimento e trasformazione. Le sue sculture, spesso caratterizzate da materiali fragili sospesi in un equilibrio precario, evocano tensione e impermanenza. Attraverso il processo e l’alchimia, esamina trasformazioni naturali come l’evaporazione e l’ossidazione, come si vede in Stella (1976).

Alighiero Boetti (1940-1994) è stato un artista italiano rinomato per il suo approccio innovativo e concettuale all’arte. Figura di spicco dell’Arte Povera, Boetti esplora spesso l’interazione tra ordine e caos, così come la tensione tra creatività individuale e sistemi predefiniti.

Aeroplani è una serie di disegni, ricami e altre opere realizzate negli anni ’60 e ’70. Caratterizzati da semplicità e ripetitività, raffigurano velivoli e riflettono l’interesse di Boetti per i temi del viaggio, dell’esplorazione e della globalizzazione. L’artista esprime l’idea di movimento, sia in senso letterale che metaforico. Le sue opere indagano profondamente i concetti di tempo e spazio, e Aeroplani può essere interpretato come una rappresentazione dell’interconnessione del mondo e delle rapide trasformazioni del XX secolo.

Boetti utilizzava una varietà di materiali e tecniche per creare queste immagini, tra cui disegni a penna a sfera e matite colorate. Gli aeroplani nelle sue opere spesso appaiono disposti in un motivo a griglia, evocando l’immagine di una flotta di velivoli in formazione. Il formato a griglia suggerisce inoltre i temi della produzione di massa e della riproduzione meccanica.