Gli artisti di cui si dà testimonianza in questa mostra appartengono alla generazione post-moderna, quella del “Ritorno alla pittura”, che aveva non poche tangenze tra le due sponde dell’oceano Atlantico. In America la decade dell’Ottanta è stata un periodo di prosperità economica e di grande bolla speculativa, ma anche di moralismo bigotto. Fu un decennio adrenalinico, iperbolico e ipertrofico, come fosse stato pompato con gli steroidi. Di quell’epoca reaganiana la mostra intende presentare le opere di alcuni “pesi massimi” attivi a New York City: Donald Baechler [Hartford, Connecticut, 1956], Ross Bleckner [Hewlett, Long Island, 1949], David Bowes [Boston, Massachusetts, 1957], James Brown [Los Angeles, California, 1951], Ronnie Cutrone [New York City, 1948-2013], David Salle [Norman, Oklahoma, 1952], Peter Schuyff [Baarn, Olanda, 1958], Philip Taaffe [Elizabeth, New Jersey, 1955] e Terry Winters [Brooklyn, New York, 1949].
Dopo anni di minimalismo e “proibizionismo” concettuale, nella Grande Mela si avverte una certa nostalgia per la pittura, che improv-visamente irrompe sulla scena con vigorosa audacia ed è vissuta dagli artisti come una epica moderna-quotidiana (ogni intellettua-lismo viene bandito, il quadro non vuole più essere opera ma “tela e colore”, intriso sol-tanto di piacere). Nel tipico pastiche postmo-derno, particolare importanza aveva la pratica manichea che connetteva astrattismo e figu-razione, polarità solo in apparenza antite-tiche. Senza via di scampo, ci si trovava di fronte a una pittura ibrida, incline alla contaminazione degli stili e al rimescola-mento delle tecniche. Ancor più che disin-volta, la pittura viene percepita come “distur-bante”; guardata con sospetto e diffidenza, spesso e volentieri denigrata aspramente a causa della grossolanità della stesura pitto-rica, la manualità pedestre e trasandata del Neo-espressionismo americano viene di fatto apostrofata come Bad painting.
In una decade audace, esuberante, persino sfrontata, presuntuosa e narcisista, la pittura degli anni Ottanta impose la prospettiva deli-rante di una scena emergente che attiene alle cronache dell’arte americana. A quel fermento spontaneo ed estemporaneo devo-no molto gli artisti di questa mostra, “colpe-voli” di aver portato la pittura figurativa alla ribalta internazionale. Ma come dice Alan Jones: «Il bello della pittura è che va sempre fuori moda non appena torna ad essere po-polare. E questa è la sua salvezza».
Un libro, a cura di Alberto Zanchetta, rac-coglie i testi editi ed inediti di Alan Jones. Newyorkese, scrittore, critico e curatore di mostre d’arte, Jones è sbarcato in Italia per studiare Ezra Pound, intrattenendo contatti tra la letteratura e le arti visive. Approfittando della sua condizione di emigrante in terra straniera, Jones ha continuato a coltivare i suoi rapporti con gli artisti americani, che come lui avevano vissuto i ruggenti anni di SoHo e dell’East Village.
Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania, 6
Lissone (MB) 20851 Italia
Tel. +39 73 97368
museo@comune.lissone.mb.it
www.museolissone.it
Orari di apertura
Martedì, Mercoledì, Venerdì 15.00 - 19.00
Giovedì 15.00 - 23.00
Sabato e Domenica 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00
Immagini correlate
- Ronnie Cutrone, Black, 1984, tecnica mista, 42,5x61cm
- David Bowes, Living on Earth, 2007, acrilico su tela, 152x122cm
- Terry Winters, Note 1, 2005, olio su lino, 140x108cm
- Ross Bleckner, Untitled, 2000, olio su lino, 121,9 x 91,4cm
- Donald Baechler, Wicked messenger, 2001, gouache e collage su carta, 100x90cm
- Peter Schuyff, Untitled, 1986, acrilico su tela, 229x167cm