We humans are movement di Wayne McGregor conclude emblematicamente la XVIII edizione della Biennale Danza di Venezia.

E’ la prima creazione veneziana del coreografo britannico (Stockport, 12 marzo 1970) ideata per e con i danzatori di Biennale College e i grandi interpreti della stessa Company McGregor, e che è andata in scena venerdì 2 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido.

Quello di Mc Gregor è un orizzonte comune, ma non solo, nella convergenza tra sapienza umanistica e pensiero tecnologico, che il coreografo britannico Wayne McGregor ha presentato come un’epitome in questa sua nuova coreografia We humans are movement (“Noi esseri umani siamo movimento”). Ma è anche l’espressione, la rappresentazione di una macchina “perfetta” che è il corpo, di uomini e donne, che sperimentano il mondo e lo comunicano, e da cui scaturisce l’irrefrenabile senso del danzare. Ma la danza vive anche nella gestualità, nel segno, nella scrittura grafica, e nella grafia dello spazio, in una dimensione che coinvolge da tempo le più diverse arti e tecnologie – video, cinema, fotografia – creando un sistema unico, una dimensione coreutica universale e sorprendente. Proprio come nello spettacolo del coreografo britannico.

“Per migliaia di anni – scrive McGregor - noi umani abbiamo comunicato muovendo i nostri corpi a ritmo, insieme. Abbiamo implorato gli dèi perché ci dessero il sole e la pioggia, abbiamo mostrato la forza bruta in temibili unisoni, abbiamo ostentato il nostro amore, stuzzicato la fertilità, celebrato le gioie e i dolori condivisi su questa terra e ci siamo lanciati verso l’estasi, liberandoci dal dolore della morte. Tuttavia, non c’è più bisogno che lo facciamo: disponiamo di molti modi, artificiali e digitali, per comunicare i nostri desideri, le nostre riflessioni, le nostre emozioni e le nostre intenzioni. Per attrarre, esplorare e nutrire la connessione autentica, l’intimità. Eppure persistiamo. Perché la danza è sempre dentro di noi. Questa modalità espressiva, questa via di mezzo, è talmente immediata, risonante, versatile e potente che le parole da sole non potranno mai sostituirla. Infatti, quando non ci sono parole – ovvero quando i nostri sentimenti sono troppo forti, troppo complicati, troppo pesanti da sopportare – troviamo il sollievo e la consolazione attraverso il corpo: sia nel tocco curativo degli altri, sia attraverso il nostro movimento mentre corriamo, ci agitiamo, ci allunghiamo, respiriamo, danziamo. Noi umani siamo movimento”. Ed è su questo spettacolo - We Humnas are Movement, che il direttore artistico della Bienna Danza, Wayne McGregor, ha presentato nel tempio del Cinema - la sala Grande del Palazzo del Cinema di Venezia, principale sede della prestigiosa Mostra del Cinema che aprirà i battenti tra pochissimi giorni - questa prima assoluta. Un’opera in grande stile e con stupefacenti effetti coreutici, scenografici, tecnologico- musicali, proprio per dire che la danza sta ovunque, al centro del mondo, tra le arti e il pensiero filosofico, il segno e il tempo, mettendo al centro il movimento come essenza dell’uomo.

Concepito come un lavoro site specific, pensato appositamente per la Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido, ovvero per uno spazio scenico che per la prima volta si è trasformato attraverso la danza, e che ha visto sedici bravissimi danzatori di Biennale College condividere l’ampio palcoscenico, fino a coinvolgere il pubblico in platea, nelle prime file, seconde, terze e oltre, ovvero in tutto lo spazio scenico possibile, e con i nove membri della Company Wayne McGregor sulle musiche dal vivo del popolarissimo Dj Benji B, e ancora il collaboratore del rapper americano Kanye West, e le proiezioni video dello scultore, fotografo e artista del video Ben Cullen Williams e con le luci – straordinarie - di Theresa Baumgartner, la light designer che scolpisce la scena elettronica internazionale, e la scolpisce davvero!

“Volevo vedere in relazione tanti elementi: il suono, la danza, il cinema - racconta McGregor -. E poi c’erano fantasmi che affollavano la mia mente: la morte di Diaghilev al Des Bains, Peggy Guggenheim in gondola, il funerale di Stravinskij a Venezia". “Noi Umani – prosegue Mc Gregor – offriamo e rispondiamo, interpretiamo e fraintediamo ridiamo e amiamo e costruiamo legami”. E questo, giova ricordarlo, dovrebbe essere il compito ed il ruolo della vita su cui la danza è da sempre un’apripista. Ma, allo stesso modo giova ricordare che McGregor nel corso della sua carriera ha coreografato oltre trenta balletti per la sua compagnia e quindici per il Royal Ballet, coreografando lavori anche a livello internazionale al Teatro alla Scala, l'Opera Garnier, il Balletto di Stoccarda, il New York City Ballet, l'American Ballet Theatre, l'English National Ballet e il Balletto Bol'šoj. E tra i tanti nel 2021 ha coreografato il suo secondo balletto in tre atti, The Dante project, portato al debutto alla Royal Opera House ad ottobre con Edward Watson nel ruolo di Dante e Sarah Lamb in quello di Beatrice. E ha lavorato come coreografo e direttore dei movimenti anche per il grande schermo, curando coreografie e movimenti in numerosi film, tra cui Harry Potter e il calice di fuoco, Maria regina di Scozia, Sing, Animali fantastici e dove trovarli e Animali fantastici - I crimini di Grindelwald.

E questo notevolissimo background esplode tutto in scena, tra coreografie, effetti luminosi, musica a volume vertiginoso, e corporeità, gesti e fisicità. Potenza del corpo e della mente, concettualizzazione di uno spazio scenico dentro il quale vive l’opera totale, la dimensione estetica e affettiva di un corpo che cerca l’altro – siamo umani –, o di storie che si intrecciano per dar corso ad altre storie. Nel Movimento e nell’azione, nel tempo e nella sospensione. Ed è quanto nel miglior modo possibile manifesta “We humans are movement”. Uno spettacolo dai risvolti “felici”, suadenti, e sorprendenti.

Il ritmo incalzante è forte e diretto, immediato, arriva al cuore, all’occhio e alla mente dello spettatore. Impossibile distrarsi, o trovare momenti di abbandono corporeo o visuale, perché nella scena si consuma lo spazio, il corpo è vivo e relaziona con il pubblico, parla con lo spettatore e apre continui spiragli e intersezioni di una metacomunicazione, uno sguardo sulla vita e la persona, sulla necessità a creare relazioni proprio perché “siamo umani”. E quindi “siamo movimento”, ma anche passione, vita e sentimento, desiderio contro la passività, intelligenze e conoscenze per la libertà.

Mc Gregor e la sua compagnia hanno entusiasmato il pubblico e lo spettatore su questi codici e concetti, su linee e forme riconoscibili e per questo vivibili, in quanto frutto non solo delle esperienze ma anche delle forze, di un’energia esplosiva che ben si coniuga con le altre arti e i numerosi corpi in scena, in un vis à vis, un corpo a corpo per renderci umani, o di un desiderio ancora possibile, oltre l’odio e la morte, per la vita e per la danza.