E’ stato uno dei più grandi interpreti del Settecento è la sua opera si è via via estesa nei più diversi luoghi del mondo. E’ Giambattista Tiepolo, (Venezia, 1696 – Madrid,1770), straordinario pittore che nacque a Venezia da una famiglia benestante. Egli entrò molto giovane nella scuola del pittore Gregorio Lazzarini.
Giambattista Tiepolo, fra gli ultimi e più significativi rappresentanti della pittura barocca, dapprima influenzato dalla ricerca chiaroscurale del pittore veneziano Giovanni Battista Piazzetta (1682-1754), di cui ammirava il tratto fluido e largo - (Sacrificio di Isacco, 1716, Venezia, chiesa dell'Ospedaletto; Martirio di S. Bartolomeo, 1722-23, Venezia, San Stae) -, si orientò in seguito verso una gamma cromatica caratterizzata da toni liquidi e trasparenti, realizzando composizioni di notevole scioltezza e libertà, preludio delle grandiose strutture sceniche della maturità (Storie bibliche e Caduta degli angeli ribelli, Palazzo Arcivescovile di Udine, 1726-28).
Sensibile all'influsso dell'arte di Paolo Veronese (1528-1588), ne riprese la sapiente orchestrazione cromatica nelle decorazioni (1731) dei palazzi Dugnani e Archinto a Milano e nella Cappella Colleoni di Bergamo (1732-33), mentre diede prova di virtuosismo prospettico illusionistico in composizioni immerse in una luce piena e solare negli affreschi delle chiese dei Gesuati (1737-39), di S. Alvise (1739-40) e di Palazzo Labia (Storie di Antonio e Cleopatra, 1747-50) a Venezia e del soffitto di Palazzo Clerici (Carro del Sole, 1740) a Milano.
Grande vitalità e libertà compositive, intensa luminosità e vivaci contrasti cromatici si ritrovano anche negli affreschi con temi allegorici, mitologici e storici, realizzati nella residenza di Würzburg in Germania (1751-53), nelle decorazioni delle ville palladiana come Villa Valmarana, presso Vicenza (1757), e Villa Pisani, a Stra (1760), e dei soffitti di Ca' Rezzonico a Venezia (1758). Ma la sua forza suadente ed esplosiva non conobbe confini e la sua opera si sviluppò anche in centri minori ma non per questo meno significativi di una storia visiva e delle arti radicatissima nel nostro Paese.
E proprio a Verolanuova (in provincia di Brescia) dove operò lo stesso Tiepolo, ritornano ora in visione al pubblico (fino al 4 giugno) due monumentali tele di Giambattista Tiepolo, conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di San Lorenzo. Una costruzione maestosa, la cui prima pietra venne posata il 10 agosto 1633, e che oltre ai due straordinari capolavori di Tiepolo, conserva altre preziose pale d’altare di pittori barocchi quali Andrea Celesti, Pietro Liberi, Francesco Maffei e Pietro Ricchi.
E con la sublime restituzione delle opere di Giambattista Tiepolo alla cittadina bresciana – si tratta delle due tele più grandi al mondo del maestro veneziano – si apre anche la mostra “Tiepolo a Verolanuova. A tu per tu con i due capolavori restaurati”, a cura di Davide Dotti, accompagnato da un catalogo SilvanaEditoriale.
Così, per la prima volta, da una prospettiva inedita e a distanza ravvicinata, è possibile apprezzare la raffinatezza dei due dipinti, lungo un percorso ideale ad un’organica fruizione dell’opera stessa. Realizzate intorno alla metà degli anni Quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara, le due opere di Tiepolo a Verolanuova sono alte dieci metri per cinque di larghezza e sono caratterizzate da una straordinaria qualità pittorica e da una fervida creatività compositiva. I soggetti - Il sacrificio di Melchisedec e La caduta della manna – richiamano il tema eucaristico per la presenza del pane e del vino - offerti da Melchisedec, re e sacerdote di Salem, antico nome di Gerusalemme, ad Abramo - e dalla manna, il “cibo degli angeli”, disceso per volere di Dio sul deserto per la salvezza degli israeliti dopo l'uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Nel primo dipinto, la scena è ariosa e di grande respiro spaziale. Nel centro del campo pittorico vi sono Abramo, in abiti militari e con le mani giunte che s’inginocchia in preghiera davanti a Melchisedec il quale eleva al cielo un piatto contenente pane. Mentre nella parte superiore della composizione gli angeli si affacciano dalle nuvole e in lontananza, si scorge Dio Padre benedicente appoggiato al globo, simbolo del suo potere sul mondo.
Ne La caduta della manna, invece, Mosè svetta in tutta la sua maestosità dallo sperone roccioso. Alle sue spalle si nota una tenda, all’interno della quale era forse custodita l’Arca dell’Alleanza. E’ questo ritorno di grande fascino, testimonia come la ricchezza e la diffusione delle arti nel nostro Paese, siano fondamentali beni di enorme storico-artistico da custodire e conservare per la memoria e per il futuro della conoscenza visiva, soprattutto in quei centri cosiddetti minori dove l’arte fu espressione della creatività e della vivacità ideativa di grandi pittori e scultori.