Nella voce “Giustizia” dell’ Enciclopedia Treccani “secondo la definizione data da Ulpiano - Domizio Ulpiano - Tiro, 170 circa / Roma, 228 - politico e giurista romano, considerato uno dei maggiori esponenti della dottrina giuridica romana - nel Digesto, la giustizia è principio e virtù morale che consiste nel dare a ciascuno il suo (suum cuique tribuere). Tale formula (…) ha una valenza ontologica: essa esprime che ciascuno, nessuno escluso, ha sempre qualcosa di propriamente ed esclusivamente suo, ossia è titolare di un qualcosa che ciascun altro ha il dovere incondizionato di riconoscergli e, se ne ha la possibilità, di dargli. Si tratta, dunque, di un principio forte, che ha una valenza antropologica, ed è per questo una virtù: un valore che induce l’uomo ad acquisire la consapevolezza del dovere di riconoscere le spettanze proprie di ogni essere umano e di operare per la loro realizzazione. La percezione del principio di giustizia da parte dell’uomo avviene come un fatto della ragione, ossia è innata, come l’idea di verità, di bene e di bellezza. Il contesto di realizzazione della giustizia è il rapporto ossia la coesistenza intersoggettiva, nell’ambito della quale la giustizia si estrinseca dapprima in un atto di riconoscimento delle spettanze altrui e solo in seguito nella restituzione di tali spettanze all’individuo (iustitia est ad alterum)”.
E proprio sullo spinoso tema della “giustizia” è centrato il Festivalfilosofia 2022 in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre che indagherà argomentazioni e pratiche di grande attualità, ma anche i principi che sono alla base delle democrazie, “che rischiano di diventare pura astrazione, e in alcuni casi espressione di ingiustizie e diseguaglianze”, all’interno di una società che attende, invece, una ricostruzione materiale, etica e morale. E se da un lato la questione della giustizia riguarda i criteri di accesso tra merito, competenze e tutele, dall’altro investe anche i rapporti tra i popoli sollevando urgenti e cruciali interrogativi sui temi della pace e della guerra. In questa prospettiva il Festivalfilosofia - giunto alla 22^ edizione - attraverso 200 incontri e con 53 lezioni magistrali si trasformerà in “Contese di giustizia”, affrontando le varie declinazioni del tema, per mostrarne le trasformazioni nelle sue diverse sfere - 8 le sezioni - tra colpa e pena, giustizia e legge, e i loro effetti sociali e culturali.
Così Salvatore Natoli sulla questione del merito per una comprensione evoluta delle questioni di giustizia traccerà i campi differenti della virtù e del merito. Ma il merito, come sostiene Marco Santambrogio, incontra innumerevoli barriere concrete nella sua attuazione, specie in Italia, che pare sistematicamente non premiarlo, dall'istruzione al lavoro. E nel punto in cui il riconoscimento delle capacità e la valorizzazione del merito dovrebbero prendere l'abbrivio per garantire a ciascuna persona la propria fioritura sociale, Chiara Saraceno tratterà il tema della povertà educativa con una riflessione costituzionale, sociale e morale. Mentre sulle conseguenze emotive e morali dell'attuale sistema educativo è l'intervento di Umberto Galimberti. Per Maurizio Ferraris, invece, l'obiettivo comune della società dei dati dovrebbe essere quello di "capacitare" le persone, ossia riconoscere il valore che esse producono attraverso il vivere connessi. E, con un intervento che cucirà vari modelli e figure letterarie Stefano Massini mostrerà come spesso nasciamo con un futuro già scritto che dobbiamo cercare di rovesciare se vogliamo vivere realizzando le nostre capacità. Enzo Bianchi, invece, ricostruirà un modello di remissione del male fondato sulla pratica della misericordia e del perdono, mentre la filosofa veronese Adriana Cavarero, interrogando la figura di Antigone, presenterà uno dei classici impianti sulla dissonanza tra leggi morali e leggi civili, dike e polis. Il rapporto tra giustizia e politica in Atene e Roma ripercorrerà Ivano Dionigi, mentre Umberto Curi indagherà i paradossi legati alla corrispondenza tra colpa e pena attraverso un’indagine genealogica che fa emergere le aporie di una risoluzione quantitativa. Gabrio Forti, invece, sosterrà come il giudizio penale, senza finalità riabilitativa, rappresenti solo un'illusione di punizione.
E se Donatella Di Cesare tratterà come la somministrazione del giudizio e la composizione del mondo in termini di colpevoli e vittime abbia travalicato i confini dei sistemi giuridici, Massimo Cacciari e Natalino Irti discuteranno il caso letterario, "Michael Koolhaas" di Heinrich von Kleist, che ne rappresenta un modello, con la domanda di giustizia e la ricerca di un giudice a Berlino che diventa tragedia. E complementare alla dimensione retributiva è quella riparativa della giustizia, in un orizzonte istituzionale e sociale che si sta allargando dalla gestione dei traumi collettivi alla prospettiva di una logica riconciliativa nella quale immaginare la costituzione di una comunità di giustizia in cui si esprimano le responsabilità di tutti gli attori, superando gli automatismi tra reato e sanzione e giungendo a un'attivazione del bene, senza limitarsi alla sola ritorsione contro il male. Anne Lafont indaga così la violenza monumentaria, o il modo in cui i conflitti politici e militari impattino sulla relazione con l'arte pubblica, tra iconoclastia e diritti di tutela, sia in riferimento al Black Lives Matter - un movimento attivista internazionale - che alla guerra in Ucraina. Mentre di Michela Marzano è il tema della riappropriazione del vissuto rispetto a un passato più individuale e familiare. E a una proposta iconografica che rappresenti la giustizia nella sua veste riparativa e non unicamente in quella retributiva e punitiva associata alla bilancia e alla spada è l'intervento di Brunilda Pali. Passione fremente e turbinosa, la giustizia è sempre una contesa, che scaturisce da sentimenti reattivi e potenti come quelli dell'indignazione: così al motore della rabbia è dedicato l'intervento di Paola Giacomoni, mentre Anna Maria Lorusso farà vedere lo sdegno in una società fondata sul sensazionalismo e sul deperimento del valore etico delle immagini, per un quadro organico che indaga il pianeta giustizia e le diverse problematiche che lo investono.