Si può raccontare Napoli in tanti modi, tanti quanti sono i suoi quartieri e le sue epoche, con uno sguardo alle stagioni che l’hanno attraversata. La città partenopea è talmente grande e complessa che spostandosi da una strada all’altra si ha quasi la sensazione di essere catapultati in un paese completamente diverso.
Anche questa è la ricchezza di questa terra che nasce, secondo la maggior parte degli esperti, il 21 dicembre 475 a.C., giorno del solstizio d’inverno. Era consuetudine, infatti, nell’antichità costruire una nuova città proprio quando iniziava un fenomeno astrale. Città nuova, Neapolis, è proprio il nome dato dai suoi fondatori, i Greci. La felice posizione della città ha favorito l’arrivo di molti popoli: Sanniti, Romani, Bizantini e molti altri. I Normanni, gli Angioini e gli Svevi dominarono durante tutto il Medioevo.
Napoli ha vissuto sotto diverse dominazioni che ne hanno segnato il percorso culturale e artistico:
- epoca greco-romana;
- epoca bizantina-Ducato di Napoli;
- i Normanni;
- gli Svevi;
- gli Angioini (Carlo d’Angiò);
- gli Aragonesi;
- viceré spagnoli;
- periodo borbonico;
- dominio francese;
- ritorno dei Borbone (Regno delle due Sicilie).
La città visse un momento di passaggio molto difficile dall’età romana a quella medievale, già tormentato dalle invasioni dei Barbari e dei Bizantini. Napoli visse un’epoca particolarmente felice sotto il dominio dei Normanni e degli Svevi, e in seguito con la monarchia angioina. Crescita economica, espansione urbanistica con la costruzione di nuove strade furono alcune tappe che sancirono la grandezza della città; molti architetti arrivarono dalla Francia per costruire chiese gotiche e le strade si abbellirono con palazzi bellissimi e monumenti artistici di grande pregio.
Con la guerra gotica, Napoli fu conquistata dai Bizantini (536) e divenne ducato sotto Basilio nominato dall’imperatore bizantino Costante.
Dal 1130 al 1194 Napoli è governata dai Normanni, con Ruggero d’Altavilla, ed entra a far parte del Principato di Capua, con capitale Palermo nell’appena nato Regno di Sicilia. Anche se non è compresa nella provincia di Napoli (ma di Caserta), Aversa è stata la prima contea normanna d’Italia, fatta edificare nel 1022 da Rainulfo Drengot, un nobile della bassa Normandia in esilio.
Dal 1194 al 1266 l’intero Regno di Sicilia sarà legato alla dinastia degli Hohenstaufen. Federico II di Svevia, particolarmente omaggiato dai nuovi dominatori, fondò l’Università, che oggi, porta il suo nome, Università Federico II di Napoli, una delle maggiori eccellenze della città.
Nel periodo seguente, Napoli diventa, per volontà di Carlo d’Angiò capitale del Regno del sud. Carlo I fece edificare il Maschio Angioino di fronte al mare, e la scelse come sua dimora. Fu Roberto D’Angiò, cultore d’arte, che volle alcune opere e monumenti, che oggi, ci parlano ancora di quell’epoca: Castel Nuovo, Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo e Castel Capuano, che oltre ad essere residenze reali, fungevano da organi di controllo. Il Duomo, le Catacombe di San Gennaro, le chiese di Santa Chiara, Santa Restituita e San Domenico Maggiore sono tutte opere espressione dell’arte di quei tempi.
Con l’arrivo di Alfonso V d’Aragona inizia il Rinascimento a Napoli (1442) e il dominio Aragonese. Sannazzaro, Pontano e Lorenzo Valli furono gli artisti che diedero a Napoli un tocco di classe e lo stile rinascimentale, che ancora oggi possiamo ammirare in molte opere. Il Maschio Angioino cambiò il suo aspetto, come anche Castel Sant’Elmo e la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi.
La breve dominazione francese cede il passo a uno dei periodi più bui che la città abbia mai conosciuto; Dal 1503 e fino ai primi del Settecento, a Napoli si susseguono quaranta Viceré e venti luogotenenti, i quali furono protagonisti di furti di opere d’arte, imposte insostenibili e di ogni tipo di angheria sulla pelle del popolo.
Fu questo periodo a veder nascere un fenomeno, che si trascina ancora fino ai giorni nostri: la camorra. Inizialmente il movimento prese le sembianze di una società segreta con fini di mutua assistenza. Poi eventi cruciali si susseguirono, come la spedizione africana a Tunisi e Tripoli, quella punitiva nei confronti di Paolo IV, gli assalti di arabi e turchi. Le insurrezioni popolari erano frequenti, come protesta contro la pressione fiscale, le pessime condizioni del popolo e il tentativo di instaurare l’inquisizione. Nel 1647 un’insurrezione popolare vide come protagonista Masaniello, a capo di una folla esasperata; il Castello del Carmine fu eletto quartier generale della protesta che andò avanti per circa un anno.
In questo tumulto di avvenimenti l’arte fu ampiamente rappresentata da grandi pittori, letterati e architetti, attraverso nomi di grande spessore come Giovambattista Basile, di origini giuglianesi, Torquato Tasso, Tommaso Campanella, Battistello Caracciolo, Pietro Bernini, Domenico Fontana, Luca Giordano e tanti altri grandi. Oggi, a Napoli, strade, larghi e piazze sono a loro dedicati.
Con l’arrivo dei Borbone, Napoli conosce un lungo periodo di rinascita, durante il quale si aprì al mondo, accogliendo nuove culture e facendo della contaminazione la sua più grande ricchezza. Nel 1734 con Carlo di Borbone, la città diventa indipendente.
Il Teatro San Carlo, la reggia di Capodimonte con la nascita della Reale fabbrica delle porcellane, il Reale Albergo dei poveri, la Reggia di Caserta furono tutte opere realizzate dai Borbone, in particolare dal re illuminato, Carlo. Nel 1799 alcuni illuministi napoletani proclamano la Repubblica Partenopea basata su forti principi di uguaglianza, ma è solo una breve parentesi. Napoli, infatti, si avvia a congiungersi alla storia dell’unità d’Italia, pur restando capitale indiscussa del mondo, per le vicissitudini che attraverso i secoli hanno cambiato il suo volto e forgiato un carattere e un’identità forti, rendendola unica, multietnica, multicolore, una città che fra mille contraddizioni ancora affascina e riesce a far parlare di sé tutto il mondo.