Il 2011, grazie all’iniziativa del Centro Studi Mario Pancrazi, sostenuto validamente dalla Società Italiana di Ragioneria e dalla spagnola AECA (Asociación Española y Administración de Empresas), ha registrato un evento di grande importanza per gli studi pacioliani. Ricercatori, docenti, studiosi di fama internazionale - provenienti da vari paesi dell’Europa (Italia, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Russia) e da alcuni paesi extraeuropei (USA, Turchia, Cina, Messico) – si sono incontrati a Sansepolcro, a Perugia e a Firenze per fare il punto sull’interpretazione dell’opera del frate del Borgo e, soprattutto, per indagare su autori e opere che hanno preceduto l’attività e la produzione scientifica di Luca Pacioli e su autori e scritti pubblicati negli anni e nei secoli successivi alla stampa della Summa e del De Divina Proportione.
Nelle giornate del convegno il “magistero” di Luca Pacioli è stato ricercato negli scritti di matematica e di ragioneria. E se i “precedenti” sono stati individuati nella storia delle matematiche tra Medioevo e Rinascimento e nella bibliografia degli “incunabula”, le “tracce” sono state ritrovate nella diffusione della sua opera a partire dal secolo XVI. Dopo la morte del frate (1517), i suoi scritti principali furono studiati e tradotti, circolarono in Italia e oltralpe, furono conosciuti perfino in paesi lontani come le Cina e il Giappone, dove ancora oggi la Società dei ragionieri e contabili porta il nome del matematico del Borgo. La Tregiorni del 2011 ha documentato ampiamente che il “lascito” di Pacioli, divulgatore delle matematiche in età rinascimentale, è ricco e stratificato e, soprattutto, ha decisamente superato i confini della ragioneria e della contabilità.
Il Convegno milanese del 20 marzo 2014, promosso dall’Accademia delle Belle Arti di Brera e dal Centro Studi Mario Pancrazi, e sostenuto da Aboca, aggiunge un altro, originale tassello al mosaico degli studi che il Terzo Millennio sta dedicando all’autore della Summa. Il focus è centrato sui tre anni trascorsi a Milano, il lungo soggiorno a “leggere matematica” nelle scuole palatine di Ludovico il Moro, in una città sede di una delle corti più ambiziose della penisola, frequentata da intellettuali e artisti del calibro di Leonardo e Bramante. Nella capitale lombarda Pacioli si impegna nella composizione del De Divina Proportione, che pubblicherà a Venezia nel 1509 con i tipi di Paganino de’ Paganini. Nel 1498 scrive la prima parte dell’opera, il Compendium de divina proportione, la dedica al duca Ludovico, la arricchisce con 60 tavole tratte dai disegni del suo “compatriota” di Vinci e con le cosiddette lettere “capitali” dell’alfabeto, assoluta novità nella divulgazione del sapere.
A Brera saranno presenti studiosi che hanno fatto la storia della critica pacioliana negli ultimi venti anni. A cominciare da Carlo Maccagni che si sofferma sul tema del rapporto Luca-Leonardo. Se Argante Ciocci punta ad illustrare la concezione della “proporzione”, motivo centrale dell’elaborazione pacioliana negli anni milanesi, e Gianfranco Cavazzoni traccia il profilo di Pacioli “maestro” e “professore”, Enrico Gamba discute l’annosa questione del ritratto di Capodimonte per rilevare, ancora una volta, le implicazioni culturali di un dipinto segnato da enigmi e mistero. L’incontro parte dalla presentazione della città di Milano quattrocentesca e dall’esame dell’opera del frate del Borgo (Summa, De Divina Proportione, De ludo scachorum), si allarga all’analisi dell’arte e della cultura del tempo e si proietta nelle vicende culturali dei secoli della modernità e della post-modernità.