Viviamo in un mondo di profonde disuguaglianze, sotto ogni profilo, a qualunque livello e grado. Ogni aspetto della nostra vita è pervaso da ingiustizie, e i vaccini, la distribuzione della ricchezza, la macchina dell’informazione e perfino la solidarietà non sono altro che lo specchio di questa realtà.
La verità va ricercata, distrarsi è un errore imperdonabile; infatti, guardare oltre e in profondità le cose è diventata prerogativa di pochi. Tutti sanno tutto, senza però porsi domande, senza verificare e soprattutto senza usare il senso critico, unica vera bussola di questi tempi.
La COP26 è l’ennesima dimostrazione che le differenze esistono e sono incolmabili, ed è sempre sbagliato generalizzare sulle soluzioni. Alcuni Paesi vivono di carbone, e non accetteranno mai nemmeno una piccola riduzione, altri Paesi, invece, sono poco inclini ai compromessi per gli enormi interessi economici in ballo; aggiungiamo poi gli egoismi, il non voler vedere altre soluzioni possibili ed ecco che la visione delle cose diventa più chiara. In questo quadro tanto complesso, all’interno del quale vi troviamo circa duecento Paesi con caratteristiche politiche, economiche, culturali e sociali completamente contrapposte, che tipo di accordo poteva partorire Glasgow?
La verità è articolata, per molti versi complicata e per questo va compresa bene, non serve lamentarsi della politica e dei grandi del mondo, per poi nutrire speranze destinate a spegnersi tristemente. Il vero potere è nelle nostre mani, siamo 7,867 miliardi di abitanti del pianeta terra, secondo Wikipedia. Questa quantità di persone può scegliere, mettendo da parte ogni tipo di distrazione, concentrandosi per guardare oltre, per trovare soluzioni adatte alla propria vita da trasferire a un universo molto più grande del proprio io. D’altra parte, solo poche centinaia di teste lucrano sulla pelle di molti, si tratta di un numero esiguo che non ama l’ambiente, che ha una visione ristretta, una mente venduta al dio denaro, eppure, questo pugno di individui riesce a distruggere ogni cosa.
Altre differenze. La terza dose dei vaccini anti Covid da qualche tempo è arrivata nei Paesi ricchi, mentre dall’altra parte del mondo milioni di esseri umani non ha fatto nemmeno la prima dose.
Anche la solidarietà è diventata un business, ne parlano alcuni giornali, molti esperti hanno studiato da vicino il fenomeno e quelle indagini, le storie e i meccanismi che muovono le organizzazioni no-profit sono divenuti libri, attraverso cui poter conoscere questo mondo, che purtroppo obbedisce alle più crudeli leggi di mercato e dei profitti.
E se poi la fame nel mondo fosse sconfitta, che mestiere andrebbe a fare questa gente così sveglia?
Purtroppo c’è di più: spesso, i piccoli aiuti che arrivano in Paesi poveri e corrotti, servono ad acquistare armi e a finanziare guerre infinite, non a risollevare la popolazione locale.
E allora cosa possono fare otto miliardi di persone abitanti del pianeta terra? Di certo, non possono permettersi distrazioni. Leggere le etichette dei prodotti? Sì, informarsi bene, porsi domande, esercitare il senso critico, fare scelte che sostengono l’ambiente? Le risposte sono per sempre sì. È ora di diventare più consapevoli, è arrivato il tempo di aiutare gli altri in ogni modo possibile, anche diffondendo un punto di vista nuovo, è adesso il momento di smettere di lamentarci, è talmente facile farlo!
Non è sempre colpa degli altri, siamo solo il frutto delle nostre scelte, e il bello è che possiamo ancora scegliere, riprovare se non va bene, tentare una strada diversa, un nuovo modo di interpretare la realtà. Il mondo cambia se cambiamo noi stessi.