Qualcosa durante la notte si è insinuato nel nostro silenzio domestico e non ci è stato possibile determinare da che fonte giungessero alcuni suoni e tramestii sospetti. Forse dall’armadio.
Sembrerebbe comunque che l’intera umanità, osservandosi allo specchio, stenti a riconoscere i propri lineamenti e adesso, tutti noi indossiamo una maschera.
Forse i visitatori notturni erano roditori che agitandosi hanno molestato la nostra quiete? Oppure erano solo pensieri scricchiolanti o magari immagini che si dimenavano all’interno del nostro armadio...
Forse ci eravamo addormentati davanti la Tele con un vecchio film tipo “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” e i corpi strapazzati di quei personaggi dalle menti alterate si sono dileguati lasciando solo i loro contorni? Siamo forse noi ora gli intrusi nel loro territorio?
Fa capolino un’ironia grottesca ed addirittura un po’ di buon umore, un umore distaccato e sbeffeggiante che si avvantaggia talvolta di un equivoco favorevole, dissipando la tenebra, oppure assecondando un gesto di scherno che ci traghetta oltre il guado, in un territorio neutrale.
Questo andirivieni sulle montagne russe, fatto di membri marmorei, furtivamente catapultati alla ribalta, ci accompagna verso una sconcertante dimensione.
Dentro la foschia stagnante di una palude incantata da cui emergono i lineamenti androgini di un volto manga dipinto da Michael Bevilacqua.
Nelle scene ordinarie di incidenti semantici racchiuse nei quadri di Andrea Carpita.
All’Interno delle vignette della Warner Bros. sinistramente reinventate con l’arte del ricamo di Peter Frederiksen.
Nei paesaggi del mondo di sotto di Adrian Hobbs, animati da moti ondosi nei quali il colore e la forma hanno il sopravvento sui margini canonici del dipinto.
Dentro la spazialità macabra e ridanciana dal ghigno sinistro e conciliante delle tele di Derek Mainella.
Nella materia grezza che prende forma di smozzicati tentacoli e irriverenti feticci sessuali che compongono le sculture di Ally Rosenberg.