Trentaquattro maestri della fotografia a rapporto, o meglio di fronte allo sguardo acuto di un altro grande fotografo, in una sorta di match o meglio di un omaggio vis à vis.
E’ questa l’indagine fotografica, ma è anche l’impronta mutante entro cui muove la mostra “Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters” del fotografo americano Sandro Miller, a cura di Anne Morin e Simona Cossu, in corso al Magazzino delle Idee di Trieste fino al prossimo 2 maggio.
Promossa dall’Ente regionale per il patrimonio culturale Erpac, in collaborazione con diChroma Photography, La Chrome di Madrid e la Galleria FIFTY ONE di Anversa, la rassegna triestina presenta una serie di fotografie e di video che caratterizzano il progetto fotografico di Sandro Miller, con un originale omaggio a trentaquattro maestri della fotografia, fra cui Albert Watson, Annie Leibovitz, Bill Brandt, Diane Arbus, Herb Ritts, Irving Penn, Pierre et Gilles, Richard Avedon e Robert Mapplethorpe.
In ogni scatto Malkovich impersona il soggetto di una celebre fotografia, trasformandosi di volta in volta in Marilyn Monroe, Salvador Dalì, Mick Jagger, Muhammad Alì, Meryl Streep, John Lennon e Yoko Ono, Andy Warhol, Albert Einstein, Ernest Hemingway e in molti altri personaggi. Una sorta di analisi sul testo, tra identità e alterità, o le possibili dicotomie entro cui l’artista americano focalizza il soggetto del proprio obiettivo.
Nato nel 1958 a Elgin, Illinois, Miller si avvicina alla fotografia fin dall’adolescenza dopo aver visto i ritratti di Irving Penn. Fra i più importanti fotografi pubblicitari statunitensi ha firmato campagne per Adidas, Allstate Insurance, American Express, BMW, Champion, Coca-Cola, Dove, Gatorade, Honda, Milk, Microsoft, Motorola, Nike, Nikon, Pepsy, Pony, UPS e l’esercito degli Stati Uniti. Nel 2001 il governo cubano lo invita a fotografare gli atleti della nazionale dando così vita alla prima collaborazione tra USA e Cuba dal 1960.
Il suo lavoro editoriale compare su Communication Arts, Details, Esquire, Eyemazing, Forbes, GQ, Graphis, Newsweek, New York Magazine, The New Yorker, Russian Esquire, Stern, Time, Vibe, Wired e sue mostre si tengono in tutto il mondo. Miller collabora con Nikon a numerosi progetti fra cui il servizio fotografico in Croazia con l’attore John Malkovich. Il suo impegno nel sociale è rivolto anche alle organizzazioni di beneficenza e a quelle organizzazioni non-profit che lavorano a livello locale per migliorare la vita dei residenti, creando campagne accattivanti per sollecitare i contributi per le associazioni: AIDS Chicago, AIDS New Jersey, American Cancer Society, American Heart Association, Arts for Life, Big Brothers and Big Sisters of Milwaukee, The Good City, Marwen Foundation. Al Cannes Lions International Festival of Creativity in Francia, nel luglio del 2011, riceve il riconoscimento Saatchi & Saatchi come miglior regista esoridente, per il cortometraggio Butterflies, che ha come protagonista John Malkovich. Nel 2014, al Carniage Hall a New York ottiene il riconoscimento come miglior fotografo internazionale dell’anno per i suoi successi nella fotografia. E l’anno successivo viene premiato come miglior fotografo internazionale dell’anno dalla Lucie Foundation’s per le fotografie del progetto Malkovich, Malkovich, Malkovich: Homage to the Photographic Master.
Nella rassegna triestina ogni opera del fotografo americano riproduce in tutti i dettagli le fotografie prese a modello esaltando le doti camaleontiche e la capacità mimetica di Malkovich che di volta in volta muta non solo espressione, ma anche il sesso e l’età divenendo uomo o donna, anziano o bambino, sensuale o enigmatico, cupo o gioioso. Una vera e propria trasformazione/mutazione del soggetto che concorre a rendere più intrigante il risultato dell’opera, i cui connotati fisiognomici e identitari mutano e si sviluppano intorno al soggetto rendendolo altro, riformulandolo in una veste empatica diretta.
Un connubio, quello fra Sandro Miller e John Malkovich che risale agli anni Novanta quando i due si incontrano a Chicago nella sede della Steppenwolf Theatre Company di cui Malkovich è uno dei membri fondatori. E la mostra triestina documenta anche il lavoro intrapreso da Miller e Malkovich otto anni fa, con lo scatto che dette vita all’intero progetto in cui John Malkovich reinterpreta Truman Capote ritratto da Irving Penn.
E sulla scorta di questo primo scatto sono nate tutte le opere esposte in mostra, in cui Malkovich interpreta una galleria di ritratti così noti da essere divenuti quasi immagini devozionali e seducenti. Così Malkovich si cala nella parte di Marilyn nel celebre ritratto di Andy Warhol, o in Mick Jagger nel ritratto di Bailey, la “Migrant Mother” di Dorothea Lange, Jack Nicoholson sotto lo scatto di Herb Ritts, nelle due gemelle un po’inquietanti di Diane Arbus, o in un John Lennon nudo accanto a Yoko Ono di Annie Leibovitz.
Forza dell’immagine e dell’interpretazione, della soggettività e della mutazione, in cui Malkovich entra nel ruolo prendendo forma benissimo, e sottolineando l’impronta propria e quella altrui. O di un racconto di riconoscimento/attrazione/ammirazione con i grandi maestri della fotografia contemporanea.
E in chiusura è la sezione inedita Malkolynch composta del video Psychogenic Fugue (2015), un cortometraggio frutto della collaborazione fra Sandro Miller e David Lynch. Nel video e nelle immagini fotografiche otto fra i personaggi più noti di Lynch sono reinterpretati da John Malkovich, tra cui Frank Booth, Mystery Man dal film Robert Blake, il protagonista di The Elephant Man, il personaggio di John Nance Henry Spencer del film Eraserhead, l’agente Dale Cooper e la Log Lady, del Segreto di Twin Peaks. Un gran finale, dove Malkovich interpreta Lynch in persona, e rende così omaggio a un grande del cinema internazionale.