La Dorothy Circus Gallery di Roma e Londra è orgogliosa di presentare in occasione del termine della programmazione espositiva 2020 “Mirrored Souls: The Year of Love” le mostre personali The Human Odyssey della pittrice canadese Camilla d’Errico, Jungle Boogie del cileno Victor Castillo e Full of Emptiness dell’Italiano Paolo Pedroni, che inaugureranno rispettivamente presso la DCG London a partire dal 19 novembre 2020 la prima, e presso la DCG Roma a partire dal 20 novembre 2020 le ultime due.
Accade oltre la Manica, infatti, l’inaugurazione de L’Odissea Umana della canadese D’Errico, già nome celebre nel panorama del nuovo figurativo surrealista. Con una serie completamente inedita di 8 tele ad olio su tavola e 8 disegni, infatti, la pittrice torna a esporre con la Dorothy Circus Gallery dopo Submerged nel 2017 e Mother&Child nel 2019, questa volta con una personale interamente dedicata alle sue Helmets Girls nelle più sfaccettate e spirituali declinazioni.
Con la dolcezza e la vivacità che contraddistinguono la sua tecnica infatti, Camilla D’Errico porta in scena il multiculturalismo, la dualità e l’introspezione di sei donne, caratterizzate ciascuna dall’esposizione al pubblico di un proprio mondo interiore, naturale e incantato, quasi infantile, che ci riporta ad una concezione di donna arcaica e cerebrale, così come è l’opera che ispira la serie, legata al viaggio e alla scoperta di se stessi attraverso il superamento di una serie di sfide.
Tema ricorrente della sua ricerca, anche in quest’occasione ad essere messi su tela sono l’esplorazione del rapporto tra Uomo e Natura, mediante la raffigurazione nei suoi dipinti della cosmologia - anche grazie ad una prospettiva legata all’astrologia e ai cicli lunari - e della reciprocità complementare degli influssi dell’Universo sulla specie umana.
Un viaggio galattico, quindi, o meglio un’Odissea nello Spazio, è quella in cui ci conduce l’artista, che ci accoglie per aspettare insieme la fine dell’anno con l’aspettativa rispetto al prossimo che si possa insieme superare gli ostacoli che ci vengono posti.
Avviene nel Bel Paese, invece, l’inaugurazione della doppia personale di Victor Castillo e Paolo Pedroni. Uniti da un profondo spirito critico nei confronti della tendenza all’iper-consumo della società capitalista occidentale, Castillo e Pedroni presentano in questa occasione due serie inedite ed ispirate dalla reciproca urgenza di veicolare un comune dissenso rispetto alla schiavitù del consumismo che, se nella prospettiva del pittore italiano “ci rende tutti vittime”, dal punto di vista del cileno Castillo comporta una vera e propria “perdita totale di coscienza dettata da un reale indottrinamento causato dall’interferenza dei mass media”.
Cresciuto sotto un regime totalitario, la cui influenza ha profondamente pesato su Castillo che autodenuncia la propria ricerca artistica come ispirata anche alle opere letterarie dell’intellettuale dissidente cileno Roberto Bolaño, il pittore individua il leitmotiv concettuale del corpus di Jungle Boogie nell’ambivalenza dettata da un lato dalla chiara ispirazione cartoon e occidentale di alcune tra le figure pop più famose dello scorso secolo - come i Looney Tunes - e dall’altra dalla forte critica nei confronti della spinta globalizzante e globalizzata guidata dai mercati economici, che soffocano le culture dei singoli paesi in favore di un appiattimento e uno sciacallaggio di usi e costumi.
Particolare attenzione da parte di Pedroni anche e soprattutto al tema dei Social Networks, che se da un lato sono ormai universalmente riconosciuti come strumenti potentissimi di veicolazione di messaggi molto positivi, si pensi agli americani Black Lives Matters e MeToo o all’argentino Ni Una Menos, dall’altro sono ormai diventati portatori di sofferenze dettate dal confronto nell’arena sociale, forieri di depressione e auto-isolamento e in special modo canali privilegiati per la trasmissione velocissima di notizie inquietanti e inquinate, ormai alla luce del sole ben prima della denuncia di The Social Dilemma. Una lente di ingrandimento sull’emergenza della dipendenza da tutti i devices della nostra quotidianità (specialmente a danno dei giovanissimi), quindi, viene posta dal pittore italiano, che sviscera attraverso le sue tele le problematicità della nostra sovraesposizione alla tecnologia notificando la presenza del marcio in Danimarca, per dirla con l’Amleto.
Una deriva che ci lascia inermi e lobotomizzati, dunque, quella sottolineata dai due artisti in quest’occasione, che declinano la spietatezza dell’economia globale attraverso le proprie tele ad olio e acrilico, il cui spirito Kawai per Pedroni (molto influenzato dal figurativo contemporaneo orientale) e cartoon per Castillo, si reificano in due serie profondamente pop e surrealiste, ugualmente irridenti ed introspettive com’è tipico dei movimenti legati alle avanguardie.
Una maestria tecnica, la denuncia sociale, la psichedelica palette di colori e l’influenza di alcuni dei nomi più importanti dell’arte su scala internazionale, tra i quali si annoverano Federico Fellini, David Lynch, Ennio Morricone, Camille Rose Garcia, Hayao Miyazaki, Haruki Murakami, Isabel Allende, Fyodor Dostoevsky, Francisco Goya, Miss Van, Mark Ryden, Sergio Leone e Pier Paolo Pasolini, sono solo alcuni degli ingredienti di questa doppia personale, che si prospetta essere la conclusione speciale di un anno che di certo verrà a lungo ricordato tra le generazioni a venire.