Da un momento così particolare come quello attuale si è andato a definire, in modo quasi naturale, il progetto L’orecchio di Dionisio, più che una Mostra, un gesto concreto e significante al cui centro vi è l’Ascolto. Vuole essere una presenza differente all’interno della crescente, accelerata proliferazione di comunicazione visiva di questo periodo sviluppando la “visibilità dell’invisibile”.
È un atto rifondativo, un respiro, un canto per ripartire da un momento globale unico; un approccio “in levare”, uno slancio alla semplicità, una riflessione sulla quale poi ricostruire. Il riferimento immediato è al luogo, reale, presente a Siracusa. La grotta ricorda la forma dell’orecchio e gli spazi vuoti della galleria quelli della grotta. L’acustica, il suono, in questo progetto, sono gli elementi che li legano.
L’orecchio di Dionisio diventa un’”interferenza” volontaria all’interno di un “rumore” collettivo e internazionale; un paesaggio sonoro possibile dove le immagini sono evocate dal suono e per questo né definite né racchiuse dalla loro presenza e insistenza.
I tre spazi di galleria ospitano, ciascuno, un lavoro sonoro di tre artisti: Miroslaw Balka, Simone Forti, Marcello Maloberti. Si cerca così una possibile e temporanea nuova via per un’esperienza differente il tutto, sempre, all’interno dello spazio di galleria perché convinti della sua imprescindibilità come luogo, dopo lo studio mentale e fisico dell’artista, in cui accadono le prime “cose fondanti dell’Arte”.
In via Stradella 7 Simone Forti è presente con un sonoro registrato da una sua performance – Face Tunes (1967) [10’ 15”] – dove profili di sette volti disegnati su un lungo foglio di carta arrotolato scorrevano lentamente da sinistra verso destra, come fossero uno “spartito”. I profili vennero tradotti in suoni in tempo reale tramite un flauto a coulisse alla cui estremità vi era posta un’asta. Il performer, mantenendo il flauto parallelo al foglio, seguiva il profilo di ciascun volto andando così a suonare lo strumento e a realizzare la “composizione”.
61 x 59 x 31 / Sereno è (2006/2017) di Miroslaw Balka diventa una dichiarazione, una contraddizione, un augurio, una previsione, una poesia ermetica. Tutto questo, e numerosi altri significati, si sprigionano nel ritmo cadenzato delle due parole della canzone di Drupi, intonate da quest’ultimo. Marcello Maloberti con Cicerone (2018) [19’ 34”] al civico n.4 ci riporta al passato parlando di Lorenzo Lotto. Le parole che ascoltiamo descrivono un affresco lottesco che è evocato all’interno dello spazio espositivo vuoto. Le pareti sono come “imbiancate” dai colori della voce della guida dell’Oratorio Suardi di Trescore (Bergamo).
Miroslaw Balka è nato nel 1958 a Varsavia. Vive e lavora a Varsavia e Otwock, Polonia. I lavori di Balka, che comprendono istallazioni, sculture e video, hanno un’essenziale e poetica qualità che è sottolineata dal posizionamento attento e minimalista degli oggetti negli spazi e dalle distanze tra gli oggetti stessi. Il lavoro di Balka si occupa di memorie personali e collettive. Tra le mostre personali dedicate all’artista: 30/5780, Galeria Labirynt 2, Lublin (2019); [(.;,:?!–...)], Muzeum Śląskie, Katowice (2017); DIE SPUREN, Museum Morsbroich, Leverkusen (2017); CROSSOVER/S, Pirelli HangarBicocca, Milan (2017); Nerve.Construction, Muzeum of Art MS1, Lodz (2015). Balka ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive come: A Woman Looking at Men Looking at Women, Muzeum Susch, Susch (2019); Travelers: Stepping into the Unknown, The National Museum of Art, Osaka, (2018); La Biennale di Venezia (2013, 2005, 2003, 1993 and 1990); XXVI Bienniale di San Paolo, San Paolo (1998) e Documenta IX, Kassel (1992).
Simone Forti è nata a Firenze nel 1935. Vive e lavora a Los Angeles. Negli ultimi cinquant’anni Forti è stata una delle figure principali nello sviluppo della performance contemporanea. L’artista, coreografa, danzatrice e scrittrice italoamericana ha dedicato la propria pratica artistica al raggiungimento di una personale consapevolezza cinestetica, avventurandosi costantemente nell’improvvisazione e nella sperimentazione. Esplorando la relazione fra corpo e oggetto attraverso l’osservazione e lo studio degli animali, animando le notizie e ritraendo paesaggi, ha dato nuova forma ai concetti di performance e di danza. Le istituzioni che hanno ospitato mostre e performance di Simone Forti includono: Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2020); Centro Pecci, Prato (2020); ICA Milano, Milano (2019); Kunsthaus Baselland, Basilea (2019); The Museum of Modern Art, New York (2018, 2014, 2013, 2009, 1979, 1978).
Marcello Maloberti è nato a Codogno (Lodi) nel 1966. Vive e lavora a Milano. La ricerca artistica di Maloberti trae ispirazione da eventi banali e contesti urbani prestando attenzione a stati di vita informi e precari. Le sue osservazioni vanno oltre semplici testimonianze dell’esperienza di vita quotidiana grazie a un approccio neorealista spesso estraneo e visionario. Maloberti sottolinea anche il rapporto tra arte e vita, ricercando nuovi approcci per unire fotografia, video, performance, installazione, scultura e disegno, così da formare un gesamtkunstwerk contemporaneo. I suoi lavori sono stati presentati a: Galleria d’Arte Moderna, Milano; Museion, Bolzano; MOCAK Museum of Contemporary Art, Cracovia. Nel 2018 ha realizzato una performance a Manifesta, Palermo e al Centro Pecci, Prato. Nel 2016 ha partecipato alla 16° Quadriennale d’Arte, Roma. Nel 2013 ha partecipato alla 55° Biennale di Venezia (Padiglione Italia), la Biennale di Salonicco, e al progetto All’Aperto, Fondazione Zegna, Trivero.