In concomitanza con l’uscita del Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture (1945 - 2016) di Achille Perilli edito da Silvana Editoriale, la Galleria Tega rende omaggio al maestro romano con una mostra dedicata al periodo dei suoi “fumetti”.
Nel 1957 Achille Perilli sulle pagine dell’“Esperienza Moderna” esprimeva la sua volontà di sostituire un informale che aveva esaurito il proprio tempo, con un segno spontaneo ed immediato capace di comunicare all’osservatore emozioni dirette ed istintive promosse dall’inconscio.
Così sono nati i suoi “fumetti” dipinti materici con piccole ideali sequenze che recuperano e rinnovano quella grafia attivata dalla gestualità di Joan Miró e con il tratto graffito tipico di Paul Klee.
La Galleria Tega presenta un percorso espositivo di una trentina di opere eseguite nei primi anni Sessanta. L’esposizione parte cronologicamente da una grande composizione del 1960, intitolata “Tradotto dall’assiro” un ripetuto segno grafico che attraversa lo spazio e lo determina. Nei lavori successivi come “Il Lamento dell’ultimo menestrello” del 1962 e “Visibile e invisibile” del 1963 si levano dalla tela figure in sospensione aerea creando dipinti di ironica allusione formale, frazionati da ritmiche e suggestive emozioni orizzontali separate da riquadri di colore.
Nel 1967 Perilli approda all’ultima decisiva svolta: le forme informi si aggregano e tendono a costruire uno sviluppo geometrico che gli consentirà di entrare in una nuova misura concettuale. La mostra si ferma su questa soglia concentrandosi sul momento creativo dei “fumetti” che qui si conclude con due significative prove del 1965 e del 1966 intitolate rispettivamente “Il culto della dissipazione” e “La retorica irreale”.