Milano, 10 dicembre 2018 - Banca Generali presenta nella sede Private di Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano la mostra d’arte “Hana to Yama” di Linda Fregni Nagler, una delle artiste italiane più interessanti e apprezzate nel panorama internazionale. La personale propone più di 30 fotografie legate alla sua ricerca pluriennale sulla “Scuola di Yokohama” sviluppatasi in Giappone nella seconda metà dell'Ottocento in concomitanza con l'apertura delle frontiere e la modernizzazione del paese, che attirò all’epoca molti artisti e intellettuali in quello che venne definito una sorta di nuovo “grand tour d’oriente”.
L’idea di esporre per la prima volta a Milano, dove la Nagler vive e lavora, questa serie dedicata alla fotografia giapponese nasce dalla proposta di Banca Generali e del curatore Vincenzo De Bellis, Direttore Associato e Curatore del Walker Art Center di Minneapolis negli Stati Uniti e Co-Direttore della Fondazione Furla in Italia - di portare nuova luce sul talento italiano. Dopo sette anni con vari esperimenti espositivi, la banca private ha infatti scelto di istituire un nuovo progetto triennale: BG Art Talent punta a valorizzare la creatività italiana nelle sue varie espressioni artistiche, con particolare attenzione alle proposte più innovative tra gli artisti contemporanei attraverso un programma di acquisizioni e esposizioni.
Patrocinata dal Comune di Milano, “Hana to Yama” offre un nuovo scorcio su uno stile fotografico che univa la tecnica occidentale della stampa all'albumina con la tradizionale maestria dei pittori locali, con risultati artistici innovativi e di notevole pregio. Grande collezionista di fotografie storiche e affascinata dalle peculiarità di questa scuola, Linda Fregni Nagler porta avanti da diversi anni un percorso di raccolta di soggetti appartenenti a questo genere fotografico con l’obiettivo di far rivivere un mondo in via di estinzione e richiamare il carattere artistico di queste immagini, per le quali si presenta anche una grande difficoltà di attribuzione.
L’Amministratore Delegato Gian Maria Mossa: “Siamo davvero felici di ospitare nei nostri spazi questa personale di Linda che rappresenta un qualcosa di unico e molto originale anche per l’attento pubblico di appassionati d’arte a Milano. Il suo lavoro colpisce non solo per la straordinaria eleganza ed espressività, ma anche per il grande studio che c’è alle spalle, come si evince dall’attenzione ai dettagli frutto dell’immenso lavoro di raccolta e catalogazione, ri-fotografia e pittura nella ricostruzione delle opere. Un ringraziamento sincero a Linda per la raffinatezza di questa mostra e a Vincenzo per la passione dimostrata e la disponibilità nel voler accompagnarci in questo percorso assieme a favore del talento italiano”
Il curatore Vincenzo De Bellis: “Linda Fregni Nagler da anni porta avanti una ricerca puntuale sulla natura, sui meccanismi e sulle ambiguità del linguaggio fotografico che fanno di lei una delle rappresentanti più interessanti e significative dell'arte Italiana della sua generazione. Una generazione che si appresta alla piena maturità artistica”.
Tornando ai dettagli della mostra; il titolo della mostra, “Hana to Yama” (Fiori e Montagna), rispecchia i due nuclei di fotografie presentati: i venditori ambulanti di fiori e le vedute del Monte Fujiyama, ovvero i due tipici soggetti che ricorrono nella Scuola di Yokohama.
L'artista ha ri-fotografato gli originali in suo possesso, li ha stampati in camera oscura su carta cotone e li ha colorati a mano, dopo un lungo processo di ricerca e messa a punto di materiali e pigmenti che oggi possono essere assimilati a quelli della Yokohama Shashin. Nel suo studio si è, di fatto, messa in atto una catena di lavoro simile a quella degli studi giapponesi.
Il percorso espositivo prende avvio dai Flower seller che ritraggono venditori ambulanti di fiori che attiravano l'attenzione dei viaggiatori occidentali con le piccole architetture portatili con le quali trasportavano i fiori, elementi della natura imprescindibili nel quotidiano giapponese. Linda Fregni Nagler ripropone queste immagini in otto fotografie di grande formato in cui i soggetti posano, consapevoli di essere guardati, nello studio del fotografo, davanti a un fondale neutro, assumendo pose fiere e ieratiche.
La mostra prosegue con le viste del Fujiyama. Si tratta di fotografie per lo più anonime, scattate dai punti privilegiati per la vista della montagna. Nelle immagini originali, questi luoghi ricorrono e creano dei cortocircuiti visivi: si assomigliano tutte ma sono sempre diverse, a volte in dettagli che non si riconoscono al primo sguardo, perché sono state scattate in tempi diversi, da fotografi diversi, con apparecchi fotografici diversi. L'artista li ha raggruppati, ri-fotografati, ristampati e colorati a mano, cercando di uniformare le atmosfere luminose e cromatiche di questi piccoli nuclei fotografici.