Dal 12 ottobre al 2 dicembre 2018 la Galleria Bottegantica di Milano dedica una retrospettiva a Giacomo Balla (1871-1958), uno dei più importanti e originali esponenti del Futurismo, a sessant’anni dalla scomparsa.
La mostra Giacomo Balla | Ricostruzione futurista dell’universo segna la nascita di Modern / Lab, il format con cui Bottegantica rende omaggio alle principali personalità artistiche del XX secolo.
La rassegna, curata da Fabio Benzi, tra i maggiori esperti di Futurismo e in particolar modo di Giacomo Balla, di cui è autore di numerosi testi critici e monografie, approfondisce il periodo futurista dell’artista torinese, ma romano d’adozione, ponendo particolare attenzione alla sua attività nei settori delle arti applicate e dell’arredamento, dove opera con grande abilità e invenzione al punto da anticipare molti aspetti del moderno design.
Il percorso espositivo presenta trenta opere di Giacomo Balla e si apre con la sezione che propone alcuni lavori progettuali e una selezione di dipinti, realizzati tra il 1912 e il 1930, tra cui spiccano il Ritratto di Laura Marcucci a un anno, Sala da pranzo, Compenetrazione foglie + cielo + luce, il bozzetto di Sorge l’idea, e si completa con quella dedicata alle arti applicate. Qui s’incontrano complementi di arredo, come paraventi, disegni per opere di design, come piatti, tappeti, cuscini, creati dopo la pubblicazione del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo del 1915.
Uno dei tanti meriti di Balla è stato quello di aver liberato e rinnovato il concetto di avanguardia, allargandolo oltre il confine dell’opera pittorica o scultorea, giungendo alla fine a creare un linguaggio radicalmente originale e innovativo. Tra i futuristi solo lui infatti è riuscito, per primo, a creare compiutamente questa saldatura pensando di espandere il concetto estetico dal quadro al vestito, all’arredamento, al design, al teatro, al cinema, all’architettura, in un’idea di “arte totale.
Dopo la sua adesione al Futurismo nel 1910, Giacomo Balla attraversa un periodo di lunga e introversa sperimentazione dei nuovi stilemi e contenuti avanguardisti. Dopo alcune prove che lo vedono avvicinarsi alternatamente alla cronofotografia e alla fotodinamica di Bragaglia, nell’intento di rappresentare il movimento e il dinamismo, egli giunge finalmente nel 1913 ad una matura ed originalissima versione del Futurismo, con l’elaborazione dei cicli delle Compenetrazioni iridescenti e soprattutto delle Velocità astratte, che lo consacrano come una delle voci più autonome e originali del movimento. Successivamente, verso il 1915, l’artista sviluppa un linguaggio sempre più autonomo nell’ambito del Futurismo, abbandonando anche la pennellata scomposta (ancora di matrice divisionista) che costituiva l’ultimo legame con quel “complementarismo congenito” enunciato nel Manifesto tecnico della pittura futurista (1910), ancora presente ad esempio nelle Velocità astratte fino al ciclo di Mercurio passa davanti al sole (1914): un segno che da pennellata a tâche (come nelle opere del 1910 - inizio 1913) diviene filamentoso ed estremamente innervato, persino tagliente nell’enfasi dinamica, che tuttavia ancora costituiva un legame con le sue esperienze passate del primo decennio del secolo e con quelle inizialmente adottate anche dei suoi compagni futuristi.
L’adozione innovativa anche di smalti industriali, o di inchiostri lucidi acquerellati, oltre alle tecniche più classiche (olio o tempera), non solo esprime una tensione verso la modernità anche dei materiali, ma conferisce ai dipinti di quel momento una brillantezza cromatica inusitata, realizzando campiture uniformi e sintetiche di colore, forme compenetrate e taglienti di velocità. Opere di quell’anno 1915 sono anche i “complessi plastici” (purtroppo perduti), strutture pure e “antiatmosferiche”, combinazioni di elementi tridimensionali (specchi, fili, cartoni, stagnole) che sublimano il concetto di scultura polimaterica di Boccioni svincolandolo dal riferimento fisico e iconografico, svolgendo in senso puramente astrattivo e ritmico il dinamismo; così come la serie straordinaria dei dipinti “interventisti” (1915) è caratterizzata da colori puri e smaltati, da forme sinuose e geometrizzanti, senza più riscontri con forme naturali. “Astrattista futurista” si definisce infatti Balla, nel Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo, firmato assieme a Depero all’inizio del 1915.
Giacomo Balla nasce a Torino il 18 luglio 1871. Nel 1891, per un breve periodo, studia all'Accademia Albertina di Belle Arti e al Liceo Artistico di Torino; in questa città espone per la prima volta a una mostra patrocinata dalla Società Promotrice di Belle Arti. Intorno al 1892 frequenta le lezioni di Cesare Lombroso all'università di Torino. Nel 1895 si trasferisce a Roma, dove lavora per vari anni come illustratore, caricaturista e ritrattista. Nel 1899 le sue opere vengono presentate alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Internazionale di Belle Arti, che si tiene a Roma, presso le gallerie della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma, dove Balla esporrà regolarmente nei successivi dieci anni. Nel 1900 l’artista trascorre a Parigi un periodo di sette mesi, come assistente dell'illustratore Serafino Macchiati. Intorno al 1903 insegna a Gino Severini e Umberto Boccioni la tecnica della pittura divisionista. Nel 1903 è presente alla “Esposizione Internazionale d'Arte” della Città di Venezia e negli anni 1903 e 1904 al Glaspalast di Monaco. Nel 1904 partecipa alla “Internationale Kunstausstellung” di Düsseldorf e nel 1909 espone al Salon d'Automne di Parigi.
Nel 1910 Balla firma il secondo manifesto della pittura futurista con Boccioni, Severini, Carlo Carrà e Luigi Russolo, ma esporrà con i futuristi soltanto a partire dal 1913. Nel 1912 soggiorna a Londra e a Düsseldorf, dove dipinge i suoi primi studi astratti sulla luce. L’anno dopo partecipa alla “Erste deutsche Herbstsalon”, presso la galleria Der Sturm di Berlino, e a una mostra al Rotterdamsche Kunstkring di Rotterdam. Nel 1914 si cimenta per la prima volta con la scultura, che presenta alla “Prima esposizione libera futurista”, presso la Galleria Sprovieri di Roma. Inoltre, progetta e decora mobili futuristi e disegna gli abiti futuristi "antineutrali". Con Fortunato Depero, redige nel 1915 il manifesto Ricostruzione futurista dell'universo. Nello stesso anno tiene le sue prime personali alla Società Italiana Lampade Elettriche "Z" e alla Sala d'Arte A. Angelelli di Roma. Le sue opere vengono esposte anche alla “Panama Pacific International Exposition” di San Francisco nel 1915 e nel 1918 una sua personale è organizzata dalla Casa d'Arte Bragaglia di Roma. Successivamente, l’artista continua ad esporre in Europa e negli Stati Uniti e nel 1935 viene nominato membro dell'Accademia di San Luca a Roma; città in cui muore il primo marzo 1958.