La Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Valsamoggia, in collaborazione con il Museo Civico Archeologico “A. Crespellani” e con il Comune di Valsamoggia, presenta, dal 20 gennaio al 18 febbraio 2018, “Ciane”, mostra personale del pittore Luca Macauda, curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei con un testo critico di Rossella Moratto. Realizzata con il sostegno delle gallerie A+B Contemporary Art di Brescia e VV8artecontemporanea di Reggio Emilia, l’esposizione sar{ inaugurata sabato 20 gennaio alle ore 17.00.
La mostra “Ciane”, allestita nella Sala Ginevra della Rocca dei Bentivoglio (Via Contessa Matilde 10, Loc. Bazzano, Valsamoggia, Bologna), vedrà la ricerca dell'artista accostarsi e contrapporsi a reperti archeologici di altre culture, dagli elementi della cosiddetta Etruria Padana, e in particolare della Necropoli di Casalecchio di Reno (VII sec. a.C.), a quelli di età tardoantica. I due reperti con cui l'artista si è confrontato, conservati nelle sale del Museo Archeologico "A. Crespellani", sono: il “Vaso situliforme” decorato a stampiglie facente parte di un corredo funerario e il “Cesto in corteccia di salice” proveniente dal pozzo Sgolfo di Castello di Serravalle. L'artista individua questi due reperti per la ripetitività dei motivi decorativi del primo manufatto e per l'estrema fragilità del materiale ligneo del secondo elemento.
La serialità delle decorazioni, come ad esempio un cerchiello, accostato e ripetuto più volte compone la figura di una rosetta. Questo è percepito da Macauda nel suo intero lavoro pittorico fatto di gestualità ripetuta e fondante la sua pratica pittorica, e conduce lo spettatore all’interno delle suggestioni archeologiche che hanno generato le opere. La gestualità del segno curvo oppure del segno verticale dialoga con la contrapposizione della meccanicità dei motivi stampigliati, accomunati però dalla ritmica generata sulle due diverse superfici.
Per quanto riguarda il “Cesto in corteccia di salice” ritrovato nel pozzo Sgolfo Macauda ha scelto di concentrarsi sulla fragilità intrinseca al manufatto e sulla texture intrecciata. Tali peculiarità hanno colpito la sensibilit{ dell'artista che le interpreta, sublimandole, attraverso l’utilizzo della polvere del pastello e dei segni intrecciati che affondano e riemergono vibrando come la materia sfibrata di una corteccia.
Il percorso pittorico di Luca Macauda trae fondamento da una motivazione profonda e intima che trova le sue radici nel territorio al quale l'artista è emotivamente e visceralmente legato, la Sicilia sud orientale. L'artista si esprime con la pittura perché in essa è contenuta una memoria dello strumento di cui il suo territorio è ricchissimo, dall'antichità alla contemporaneità, e perché essa gli permette di ritrovarsi continuamente all'interno di questo contesto culturale e antropologico attorno al quale si è formata un'intera comunità. Il suo fare pittura è dunque appartenenza ad una tradizione nella quale l'artista si ritrova, si riconosce, rendendola collettiva.
Le opere “Nella Valle dell'Anapo” fanno parte di una serie di lavori che indagano una nuova forma di struttura e linguaggio attraverso il tatto ed il segno. L'utilizzo del pastello morbido come mezzo di realizzazione ha permesso all'artista di agire secondo la propria necessità: quella di avvicinarsi sempre di più al quadro fino ad entrarci dentro. Questo lo ha portato ad avere un contatto fisico e un rapporto più intimo e organico con il quadro e la sua superficie.
Stendendo il pastello con le mani sporche della polvere di quest'ultimo, l'artista ha volutamente abbandonato il filtro moderno ed extraorganico rappresentato dal pennello che si interponeva tra l'originarietà e la superficie. La tattilità invece riconduce al segno arcaico che l'artista ritrova negli ultimi lavori a pastello, la cui materia pittorica, diventata pigmento e gesto, gli permette di sviscerare quegli elementi contenuti nella memoria della sua terra d'origine.
È questo il caso della recente serie di dipinti ispirati alla “Valle dell'Ànapo”, sito naturalistico di importanza paesaggistica, storica e archeologica, che accoglie la più vasta Necropoli rupestre d'Europa. Accostandosi ad essa in chiave puramente suggestiva, Macauda ne ha indagato l'aspetto archeologico – dalla pietra in cui sono state scavate le “tombe a grotticella” che riempiono i costoni rocciosi della valle, ai segni dipinti e incisi sui manufatti in terracotta – nonché l'aspetto naturalistico che lo circonda.
Luca Macauda (Modica, 1979) vive e lavora a Brescia. Formazione: Accademia di Belle Arti, Roma, 1998-2002. Mostre personali: “Ciane”, Fondazione Rocca dei Bentivoglio (sede Museo Archeologico “A. Crespellani”), Valsamoggia (BO), 2018; Luca Macauda / Gabriele Grones, “Duo show”, Spazio KN, Trento, 2018; Daniele Bacci / Luca Macauda, “Permutazionione after another”, Galleria ARTcore, Bari, 2016, a cura di Alberto Zanchetta; “Alla testa dell’acqua”, A+B Contemporary Art, Brescia, 2015, testo di Gabriele Tosi; “We do what we’re told”, A+B Contemporary Art, Brescia, 2012; “Unlikeness”, A+B Contemporary Art, Brescia, 2010. Mostre collettive (selezione e recenti): “Imago mundi; rotte mediterranee. Opere della collezione Luciano Benetton”, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, 2016; “Non c’è abbastanza passato da andare a visitare”, Galleria ARTcore, Bari, 2016, a cura di Valeria Raho; “Premio Combat Prize” (finalista), Museo G. Fattori, Livorno, 2016; “Artes, some velvet drawings”, ArtVerona, 2015, a cura di Eva Comuzzi e Andrea Bruciati; “0302.0 Arte da Brescia”, Piccolo Miglio in Castello, Brescia, 2014, a cura di Dario Bonetta e Fabio Paris; “EC.02 Caravaggio Contemporanea”, Ex Monastero di San Giovanni, Caravaggio (BG), 2013; “Oltre il pensiero. 14 ricerche attraverso la materia”, Palazzo Guaineri delle Cossere, Brescia, 2013, a cura di A+B Contemporary Art; “Premio Aop academy” (finalista), V° fiera Arte Accessibile Milano, Spazio Eventiquattro, sede de “Il Sole 24 Ore”, Milano, 2013.