"Quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Le lettere di smeraldo brillano severe e illuminanti nella dimensione che trasmuta gli opposti nell’unità. Ermete Trismegisto, secondo la leggenda, ci ha donato la vera legge dell’armonia, in cui non l’antitesi domina i contrari ma il principio di analogia.
L’unità è il raggiungimento dell’assoluto, nella dimensione dello spirito, dove non esiste pieno e vuoto, stasi e movimento, ma tutto è ricondotto alla suprema sintesi. La ricerca di Stefano Donno è analogica, unificazione in rivoli di conoscenza che convogliano in un unico flusso spirituale. Ogni percorso trattiene e si sostanzia nella propria individualità ma ragiona coralmente nella confluenza di un estuario, in Attraversamenti rivelatori all’incrocio del segno, dell’immagine, della luce-colore. I suoi scatti hanno la bellezza apparente e superficiale della cromìa e la serena relazione con l’astratto, risultano puri galleggiamenti di colore ma a chi ha il dono della visione, non sfugge il significato nascosto della magia: sono immagini in movimento, analogie visive ed interiori, percorsi evocativi e cinetici dove non c’è basso ne’ alto, ne’ pieno ne’ vuoto. Vacuum, il vuoto, la leggendaria runa bianca dell’attesa che accompagna il silenzio prima del logos, ha la sostanza dell’aura, l’alone dorato e impalpabile dell’aureola.
Stefano Donno consegna la sua energia in visioni che liberano chi osserva nella dimensione dei personali circuiti spirituali: sono rune lanciate nella scrutatio personale, libera di verificare o negare, ma non cartesiana, nella regione mistica dello spirito. Un mantra visivo. " Intervento di Maria Agostinacchio – Storica dell’arte.