Dal 6 ottobre all’11 novembre 2017, 29 Arts in Progress gallery di Milano (via San Vittore 13) presenta la mostra di Silvia Lelli, dal titolo Neon collection / Neon installation.
La mostra - curata da Giovanni Pelloso - raccoglie la serie di opere della fotografa Silvia Lelli dal titolo Neon Collection / Neon Installation (1982-2017). L’installazione è composta di 15 assemblaggi che sintetizzano fotografia, performance art, danza e teatro in nuove forme, con forti accenti visivi e persino evocazioni sonore.
Si è voluta ricreare in una mostra, tramite la giustapposizione di neon “reale” e neon “raffigurato”, l’atmosfera delle performances originarie (tutte degli anni ‘70 -‘80) ma, soprattutto, comporre ex novo un ambiente autonomo e paradossalmente svincolato da quei riferimenti fotografici che di base lo formano. Neon “reali” e attivi sono sovrapposti a quelli fotografati modellandosi lungo le forme presenti sulla stampa a orientare la visione in modo inedito.
Le immagini, infatti, “lavorano” diversamente con i tubi fluorescenti che ne definiscono, e illuminano, il gesto e l’espressività del corpo. Le fotografie si trasformano e subiscono un nuovo intervento luministico grazie all’introduzione dei veri neon, la cui luce - che spazia dalle varie sfumature del bianco, del blu e del rosso - consente al visitatore quel tipo di lettura nuovo che tradisce l’aspetto bidimensionale della fotografia.
“L’autrice ha dato vita a questo progetto attraverso una scelta di scatti presi in diverse occasioni, fermando così lacerti di azione, brani di performance messe in scena nel corso degli anni da alcuni dei principali protagonisti di quel milieu culturale in Italia. Lelli ha selezionato le fotografie in cui vi era la significativa presenza del neon e ne ha fornito una rilettura fotografica di particolare interesse perché in queste opere l’illusionismo dell’immagine bidimensionale sembra venire negato dall’inserimento di quello stesso materiale, vivo gas che scorre nel tubo, nella posizione esatta in cui esso è anche rappresentato, con un risultato che travalica il piano puramente visivo per acquisire significato sul piano metalinguistico. Queste opere sono infatti delle scritture alla seconda: Lelli scrive con la luce su immagini che già sono scritture di luce.” (Cristina Casero)