“È grazie alla forza delle immagini”, scriveva André Breton, “che col tempo potranno compiersi le vere rivoluzioni”. Urs Stahel, curatore delle Photogallery MAST di Bologna, centro culturale d’eccellenza, dedicato all’innovazione e alla tecnologia con l’obiettivo di offrire un punto di vista privilegiato per rappresentare passato e presente, fungendo da memoria storica, coscienza culturale e sociale e sfondo per l’innovazione di oggi e di domani, si è ispirato alle parole del grande critico d’arte francese, nonché teorico del surrealismo, per organizzare la sua nuova importante esposizione di fotografie, fino al 24 settembre.
La Forza delle Immagini attinge alla selezione di fotografie della collezione della Fondazione, una raccolta molto estesa ed esaustiva, iniziata cinque anni e incentrata sulla storia dell’industria e del lavoro, dal 1860 a oggi. Per Urs Stahel “gli archivi sono giganti silenziosi. Si svegliano e cominciano a parlare se poniamo loro domande dirette, se li scuotiamo dal torpore grazie a determinate prospettive, a punti di vista particolari, o li rendiamo vivi con il nostro interesse, riportando il loro potenziale nel presente”. Un concetto che Stahel estende alle collezioni quando dice “con le collezioni non è molto diverso, anche se in questo caso la selezione è accompagnata sin dall’inizio da una determinata volontà, un’idea, un interrogativo. Solo quando attingiamo con gli occhi e con la mente al fondo iconografico del passato, quando stabiliamo delle connessioni, quando leghiamo il presente a ciò che è stato, la produzione al consumo, l’uomo alla macchina, la fabbrica alla società, ecco accendersi la scintilla: gli archivi e le collezioni cominciano a raccontare, svelano i loro tesori, consegnano informazioni, entusiasmano con gli universi visivi che custodiscono”.
La vasta raccolta del MAST contempla tutte le tematiche attinenti al mondo del lavoro fra cui architettura, paesaggi urbani, macchinari, strumenti, operai, quadri dirigenti, salute, sicurezza, vita sociale, sindacati, scioperi, nonché diversi settori: minerario, metallurgico, tessile, chimico, elettronico, alimentare e non solo. Ma, oltre al valore indubbio di documentazione storica, la fotografia possiede una forza evocativa, una potenzialità estetica e una suggestione che catturano l’attenzione dell’osservatore. “Le fotografie infatti possono fare molto più che definire, descrivere. Sono incisive, sviluppano forze d’irradiazione, penetrano sotto la pelle, si insinuano dentro di noi anche emotivamente, comunicando non un messaggio univoco, bensì due, tre, quattro concetti diversi e paralleli.
Si tratta dei cosiddetti messaggi connotativi, che possono avere sfumature simboliche o metaforiche, da leggere e comprendere a livello figurativo” osserva il curatore del MAST (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia) e, per tradurre l’energia incomparabile che emanano le immagini, ha ideato un percorso espositivo “che intende metterle in luce, impiegarle attivamente, facendo interagire gli scatti tra loro, giustapponendoli per sviluppare una nuova forma di narrazione, più ricca, multiforme ed enigmatica. Davanti ai nostri occhi sfila un’epopea visiva, una danza di visioni del mondo del lavoro, una pletora di impressioni dell’industria pesante e di quella meccanica, della digitalizzazione, della società usa e getta. Lo sguardo di oltre sessanta fotografi ci guida attraverso ambienti, zone, settori diversi, nell’universo dell’industria e del lavoro, in regni che vengono raccontati, spiegati, che ci colpiscono anche emotivamente, rivelando nuove modalità di visione in un gioco di contrasti: similitudine, sdoppiamento, evidenza e impenetrabilità, pesantezza e lievità, pieno e vuoto, energia ed euforia contrapposte alla malinconia, alla tristezza, al mistero, in un mondo estremamente ricco di immagini com’è quello degli oggetti, del lavoro, dell’industria e della tecnica nella nostra società”.
E, nella successione di sale del MAST, il visitatore è accompagnato a scorrere un’epopea per immagini, un racconto di sguardi di oltre sessanta autori tra i quali, Masahisa Fukase, Jim Goldberg, Rudolf Holtappel, Edgar Martins, Nino Migliori, Anton Stankowski, Germaine Krull, Dorothea Lange, Thomas Struth, Pepi Merisio.