La Galleria Fumagalli ha il piacere di presentare la mostra di Maurizio Nannucci “What to see what not to see”, nel suo spazio milanese di Via Bonaventura Cavalieri 6, inaugurato a maggio 2016. La collaborazione tra la Galleria e Maurizio Nannucci inizia nel 2004 a Bergamo con la partecipazione alla mostra “AA.VV. 30”, seguita nel 2005 dalla personale “Neon Words”. “What to see what not to see” è la prima personale dell’artista in Italia dopo la grande antologica tenuta al Maxxi a Roma nel 2015.
La mostra consta di una sequenza di cinque nuove opere di Maurizio Nannucci, realizzate in neon di grandi dimensioni e di colori diversi che, attraverso immagini, parole e significati, interagiscono con gli spazi della galleria. In particolare, questo progetto verte sulla reiterazione di frasi affermative e negative che contengono al loro interno alcune modifiche semiologiche (concernenti il segno) e semiotiche (inerenti al significato). Attraverso questa serrata dialettica tra due poli oppositivi, la ricerca dell’artista tende a mettere in evidenza come il fulcro delle proprie realizzazioni sia da ricercare non tanto nell’effettualità di un atto in sé concluso, in una perentoria affermazione, quanto nella continua sospensione della componente semantica della realtà in uno spazio in bilico, ma generativo, tra affermazione e negazione, tra impossibilità della risposta e performatività della domanda, in una continua dilatazione delle possibilità latenti a essa sottese. What to see what not to see, what to say… what to hear… what to feel… what to love: le opere si presentano come una serie di interrogativi in continua tensione che fanno riflettere sulla condizione dell’uomo nella società in un duplice rapporto, con gli altri e con sé stesso. L’urgenza che si presenta quotidianamente è quella di fare una scelta: cosa vedere, cosa dire, cosa pensare, cosa percepire, cosa amare… come orientare le nostre decisioni. Il senso, il significato, è sempre sfuggente, irrisolto, ma lo scopo di Nannucci non è offrire soluzioni in sé concluse, ma indicare e alludere riflessivamente alle differenti possibilità di lettura e interpretazione dei segni che ci circondano, in una continua apertura e declinazione delle componenti semantiche intrinseche alle proprie realizzazioni.
Il lavoro di Nannucci restituisce una valenza simbolica alle singole parole, lui stesso dice: “credo che l’immagine trascenda i limiti della rappresentazione, diventando un’immagine mentale, virtuale, un’immagine che nasce da un sogno o da un sogno ad occhi aperti, un’immagine visualizzata e relativa, che può essere evocata da una sola parola, un suono o un profumo…”. Riducendo i mezzi visivi al linguaggio e alla scrittura, Nannucci persegue una pratica artistica che evoca la percezione sensoriale, che trasmette nuove esperienze spaziali e che attiva uno scambio tra l’opera e il fruitore, motivandolo, in un gioco libero del pensiero, ad una più approfondita e rinnovata relazione fra il proprio io, sensoriale e concettuale, e il circostante.
Maurizio Nannucci (Firenze 1939) è uno dei protagonisti dell’arte italiana degli ultimi decenni e tra i più conosciuti a livello internazionale. Sin dalla metà degli anni Sessanta esplora il rapporto tra arte, linguaggio e immagine, tra luce-colore e spazio, creando inedite proposte concettuali, caratterizzate dall’utilizzo di media diversi: neon, fotografia, video, suono, edizioni e libri d’artista. Sono del 1967 le prime opere in neon che apportano al suo lavoro una dimensione più varia di significati e una nuova percezione dello spazio. Da allora la ricerca di Nannucci si è sempre interessata a un dialogo interdisciplinare tra opera, architettura e paesaggio urbano, come dimostrano le collaborazioni con Renzo Piano, Massimilano Fuksas, Mario Botta, Nicolas Grimshaw, Stephan Braunfels. Ha partecipato più volte alla Biennale d’arte e di architettura di Venezia, a Documenta di Kassel, alle Biennali di San Paolo, Sydney, Istanbul e Valencia ed ha esposto nei più importanti musei e gallerie di tutto il mondo. Tra le sue installazioni al neon in luoghi e istituzioni pubbliche si ricordano: Carpenter Center, Harvard University, Cambridge; Auditorium Parco della Musica, Roma; Bibliothek des Deutschen Bundestages e Altes Museum, Berlino; Kunsthalle, Vienna; Lenbachhaus München; Villa Arson, Nizza; Fondazione Peggy Guggenheim, Venezia; Mamco, Ginevra; Galleria d’arte moderna, Torino; Hubbrücke, Magdeburgo; Galleria degli Uffizi, Firenze; Museum of Fine Arts, Boston; Maxxi, Roma. Numerose sono state recentemente le installazioni di Nannucci in spazi pubblici a Milano: dalla grande “And what about the truth” in Triennale (2006) a “No more excuses”, realizzato per l’Expo 2015 sulla facciata del Refettorio Ambrosiano di Piazzale Greco. Tra le mostre da segnalare la sua partecipazione a: “Anni Settanta”, alla Triennale di Milano (2007); “Fuori! Arte e Spazio Urbano 1968/1976”, al Museo del Novecento (2011); “Ennesima”, alla Triennale (2016); “L’Inarchiviabile” al FM Centro per l’Arte Contemporanea (2016).