Non ci rivedremo mai più. Prega molto per me, fino a quando me ne andrò in Cielo. Là poi, io pregherò molto per te. Non svelare mai il segreto a nessuno, neppure se ti ammazzano…
(Giacinta a Lucia, Prima Memoria di Suor Lucia, trascritta dal canonico Don Galamba de Oliveira, 1938)
1917-2017. Cent’anni dall’inizio di un dialogo mistico tra cielo e terra, dall’irrompere di una notizia che ha sconvolto la modernità aprendo però nuovi orizzonti di speranza, dalla comunicazione di un messaggio spirituale che ancora oggi appare fresco, potente, imbarazzante nella sua nettezza adamantina e che la Chiesa cattolica stessa ha spesso accolto con paradossale timidezza, tiepidezza, persino con malcelato fastidio.
Resta ancora attualissimo il tema della possibilità che il “messaggio” del 13 luglio 1917 non sia ancora stato pubblicato integralmente, nonostante la pubblicazione ecclesiale e ufficiale del 2000 sia stata annunciata quale ultima e definitiva. Occorre tuttavia analizzare questo importante tema in modo tecnico, linguistico, quasi a-valoriale, liberandolo da quella scorza di curiosità morbosa e sentimentalismo devozionale al fine di poterlo veramente approfondire, in quanto la questione dell’esatta comprensione del messaggio del 13 luglio rappresenta il cuore della spiritualità di Fatima, la più grande profezia della storia del Cristianesimo dopo l’Apocalisse.
Il messaggio è un preciso insegnamento sapienziale/ascetico/escatologico, mai criptico, anti-esoterico, risvegliante, combattivo, che inverte il rapporto tra noi e Dio insegnando a concentrarsi su quello che noi possiamo/dobbiamo spiritualmente fare per Dio e gli altri e non su quello che vogliamo ottenere per noi da Dio e dagli altri. Fatima distrugge alla radice ogni consumismo spirituale. Il messaggio è unico e unitario e solo per “comodità” è stato da tempo ripartito in tre sezioni.
La prima: la visione dell’inferno, la seconda: la profezia che abbraccia tutto il Novecento e non è ancora conclusa. La terza: una visione mistica e simbolica di un angelo che invita il mondo alla penitenza e di una grande persecuzione anticristiana che avviene in un mondo mezzo distrutto. Fatima si articola in parole e visioni e mostra la costante di uno stile semplice, conciso, chiaro. La narrazione appare concentrata, senza fronzoli, assolutamente coerente e lineare, ma pure tale da poter essere compresa da tutti. Si tratta di una narrazione soteriologica, che mira a condurre alla salvezza tutte le persone nella loro anima, quindi deve essere compresa chiaramente da tutti, a partire da tre bambini di semplicissima e povera cultura contadina, seppure radicati solidamente nella fede cristiana, che si trovano all’improvviso al centro dell’universo.
Osserviamo come si sviluppano le parole di Maria del 13 luglio. Il passaggio dal discorso alla visione avviene in modo graduale, razionale, ragionevole, seppure stringato. Prima una premessa sul rischio di perdere la salvezza eterna e sulla necessità di pregare e sacrificarsi per chi opera il male, poi la visione terribile dell’inferno e infine la spiegazione della semplice ragione di tale condivisione esperienziale: spingere i tre fanciulli a dedicarsi con il massimo zelo possibile alla preghiera e alla penitenza per riparare il male e per la conversione al bene. Una perfetta coerenza spirituale denota le parole della Madonna.
Dopo la prima drammatica visione si cita il rimedio spirituale alla crisi delle anime: la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Da qui inizia l’aspetto profetico del messaggio (la seconda parte) che non è altro che una visione teologica della storia i cui mali (guerra, fame, persecuzione), oggi così evidenti e visibili, possono essere guariti da un altro parallelo rimedio: la consacrazione della Russia e la pratica dei “primi cinque sabati”, novità di culto che si inserisce nella tradizione di una teologia del cuore che da S. Giovanni Eudes, S.Teresa d’Avila e San Luigi di Monfort culmina appunto a Fatima in senso sempre più corredentivamente mariano. Come il culto del Cuore Immacolato di Maria salva dall’inferno così la pratica della consacrazione salva la storia dai suoi peggiori mali.
La stessa terza parte della visione dell’angelo e della persecuzione, pubblicata nel 2000, rappresenta una semplice visualizzazione dei mali già stigmatizzati nelle pregresse parti del medesimo messaggio. E qui inizia una prima anomalia da sottolineare: perché aver ritardato di ben 40 anni la pubblicazione dell’ultima parte del messaggio se contiene solo questa visione già implicita nella profezia resa pubblica dal 1944 con la stesura della quarta memoria di Suor Lucia, e quindi ben conosciuta in tutto il mondo? Sì, perché la Madre di Dio avrebbe comunicato a Suor Lucia la pubblicabilità da parte della Chiesa del testo a partire dal 1960! Eppure una malata Giacinta, la più mistica dei tre piccoli veggenti, nell’ultimo straziante incontro con Lucia, citato all’inizio, avverte la stessa Lucia di obbedire eroicamente al totale segreto che la stessa Madre di Dio ha imposto per tutti il 13 luglio 1917 nel loro terzo incontro. Perché tanta drammaticità e tanto mistero per contenuti già assai presenti nei Vangeli quali la profezia di persecuzioni? Seconda anomalìa: l’unico dato “strano” della terza parte pubblicata è la frase sul “vescovo vestito di bianco” che viene massacrato con molti altri tra vescovi, religiosi e fedeli da soldati nemici. I tre fanciulli “prendono le distanze” dalla stessa visione, confermando così la sua originale e autonoma realtà, in quanto Lucia afferma subito dopo questa narrazione: “abbiamo avuto il presentimento fosse il Santo Padre”. Ma questo è un commento dei fanciulli, non il testo divino che parla solo di un vescovo che si veste come un Papa! Un camuffamento per confondere i soldati nemici persecutori? O un vescovo che usurpa le funzioni papali? O entrambi i casi?
L’anomalia si rafforza se confrontiamo questo passo con due visioni che ha Giacinta nel 1917, solo lei. Nella prima vede il “Santo Padre” in una grande casa mentre prega come assediato da terribili nemici. “Il Santo Padre”, senza dubbi o incertezze. Quindi a contrario nella visione finale del messaggio abbiamo la conferma che nel messaggio non si tratti di un Papa ma appunto di un vescovo vestito in modo anomalo. La seconda visione personale di Giacinta del 1917, anch’essa fuori dai sei incontri del 13 del mese, è assai drammatica e ci mostra popoli che vagano nei campi in cerca di cibo. Scena apocalittica ma pienamente connessa con la profezia del 13 luglio 1917, di cui è visualizzazione di dettaglio.
Rispetto a questa visione particolare Suor Lucia racconta di aver intimato a Giacinta di non parlarne con nessuno, in quanto connessa con il “segreto”, cioè con la parte. Terza anomalia, la maggiore: tra la seconda parte e la terza sezione compare una frase nella Quarta Memoria di Suor Lucia (1944), la più completa e ultima, quella che riporta in successione tutto ciò che accadde nei sei incontri del 1917 da maggio a ottobre: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc… ” Questa frase viene stranamente censurata nella pubblicazione integrale e ufficiale del messaggio del 13 luglio realizzata dal Vaticano nel 2000, in occasione della canonizzazione di Giacinta e Francesco.
Eppure è una frase importantissima in quanto introduce un tema nuovo, prima mai accennato dalla Madonna e poi stranamente non più ripreso: il tema della crisi spirituale della Chiesa e della perdita della fede, così vasta da dover indicare che solo in Portogallo si conserverà la Verità rivelata! Un male teologicamente ancora peggiore di guerre, fame e persecuzioni in quanto genera la perdita della salvezza eterna per le anime a partire dallo stesso clero! Tema che spiegherebbe meglio l’imbarazzo e lo scetticismo ecclesiastico che avrebbe potuto motivare il ritardo nella pubblicazione e la censura dell’integralità del messaggio.
Abbiamo invece nel testo ufficiale un salto, una cesura, un vuoto tra la profezia e la visione finale, con quella frase su Portogallo che resta isolata, come un frammento non comprensibile. Eppure tutto il resto di Fatima è chiaro, logico, semplice e viene sempre spiegato da Maria stessa, affinché sia del tutto comprensibile. Linguisticamente quella frase sembra rappresentare l’inizio della parte segreta della rivelazione, seguita come è negli scritti di Suor Lucia da puntini di sospensione e dal racconto della segretazione conclusiva da parte della sua stessa autrice: la Madre di Dio! Conferma di ciò si ha dal totalmente diverso incipit della visione finale (la terza parte) con il quale Suor Lucia inizia la descrizione dell’angelo: si spezza la narrazione diretta per scrivere un’intestazione al Vescovo di Leira, che non avrebbe senso nella continuità del racconto che stava passando dalla profezia storica alla visione, e non compaiono più le parole della Madonna sulla segretazione.
Ultima stranezza: la visione dell’inferno, così semplice, viene introdotta e poi spiegata da Maria, mentre la complessa visione finale, ricca anche di elementi simbolici, difficile per i fanciulli, non viene spiegata né commentata da Maria né vi sono domande da parte dei tre pastorelli ma il discorso rivelativo si interrompe in modo del tutto diverso dai cinque altri incontri del 13 del mese. In modo improvviso. Eccessivamente brusco. Un po’ troppe anomalie per parlare solo di complottismo…