Per oltre trent’anni Giorgio Casali (1913-1995) fotografò il lavoro dei più grandi architetti e designers italiani del dopoguerra. Sebbene non popolare, il suo nome si cela dietro le sbalorditive immagini prodotte per Domus – rivista italiana di riferimento per Architettura e Design – assicurandosi di merito, in virtù del suo lavoro, il ruolo di uno dei più influenti fotografi italiani del ventesimo secolo. Questa importante esibizione in mostra all’Estorick Collection dal 22 Maggio sino all’8 Settembre 2013, presenta il lavoro dell’artista, selezionato dalla vasta collezione d’immagini di Casali dell’Archivio Progetti con sede all’Università IUAV di Venezia. Grazie alla loro ricercatezza e sottigliezza, tali immagini magistrali rivelano come la visione di Casali sia stata così valutata da importanti figure come Gio Ponti ed Ettore Sottsass Jr.
Nato a Lodi, Giorgio Casali si trasferì a Milano nel 1928 dove lavorò come apprendista nello studio fotografico Rambaldi prima di fondare nel 1940 il proprio laboratorio, in collaborazione con Giovanni Muzzarelli. La sua carriera fece un passo da gigante all’inizio del 1950, immortalando nei suoi scatti l’iconica sedia Superleggera di Gio Ponti. In queste composizioni Casali rende efficacemente la caratteristica dell’oggetto, cioè la sua estrema leggerezza, attraverso l’uso di modelli che sollevano la seduta utilizzando il solo indice della loro mano (fig. 5). Le immagini recano i tratti che furono elementi distintivi della sua iconografia per oltre le successive tre decadi, caratterizzata per misura, acutezza, cura e grande raffinatezza, a miglior beneficio della presentazione dell’oggetto o di una architettura.
La rivista Domus fu fondata da Gio Ponti nel 1928 diventando rapidamente ed inaspettatamente un’influente rivista di settore la quale giocò un ruolo chiave nella diffusione internazionale del “Made in Italy”, marchio tipicamente di stile italiano che si affermò attraverso quel processo creativo di reinvenzione e reinterpretazione degli oggetti quotidiani. Giorgio Casali strinse con Ponti un sodalizio collaborativo sino al 1980; questo prova quanto fu incredibilmente fecondo il suo lavoro delineante la crescita di autorevolezza ed il rango dell’Italia a guida mondiale nei settori dell’architettura e design.
Le immagini in mostra spaziano quarant’anni di creatività sia nel campo del design sia in quello architettonico e sono presentate in quattro sezioni in cui tre di esse esamineranno differenti aspetti del lavoro di Casali per Domus. La prima è dedicata alla selezione di trenta finissime copertine da lui create per la rivista, mentre la seconda e la terza esplorano la sua ricerca fotografica su oggetti chiave del design ed architetture. Queste noverano l’elegante Grattacielo Pirelli di Gio Ponti (Milano, 1956), la straordinaria Cattedrale di Taranto (1971) e la Villa Brody di Roberto Monsani (Greve in Chianti, 1973) con le sue forme angolari e piani aggettanti (fig. 11). Verranno esibite inoltre (fig. 3, 10) fotografie di due famose lampade progettate dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Arco (1962) ed Ipotenusa (1975) ed immagini della Poltrona Libro (1970) di Gianni Pareschi ed Umberto Orsini (fig. 14), la quale forma ricorda un tomo aperto.
Molti di questi oggetti sono icone del design italiano e per questo ancora in produzione, alcuni di essi saranno anche esibiti negli spazi espositivi come la sedia Superleggera di Ponti e la lampada in vetro soffiato Lesbo di Angelo Mangiarotti del 1966.
A fianco di questi lavori, la sezione finale presenterà una serie di stampe d’epoca di Casali che sono completamente indipendenti dai mondi dell’architettura e del design. Queste includono foto scattate in ambito professionale, come foto matrimoniali, ritratti ed immagini dei lavori di artisti come Fausto Melotti (fig. 9) e sia foto di viaggi o scatti più intimi, come foto di studio raffiguranti amici o membri di famiglia. Questi lavori, molti dei quali non sono mai stati esposti fino ad oggi, riflettono l’estetica informale della fotografia del dopoguerra in riferimento alla loro grana ed il loro tono, ed alla loro ricerca della relazione tra astrazione e rappresentazione attraverso l’attenzione ai dettagli delle forme naturali od artificiali.
Il lavoro di Giorgio Casali rese testimonianza alla straordinaria esplosione d’innovazione e creatività nella cultura italiana dopo il secondo conflitto mondiale, rendendo questa esibizione d’interesse non solo per gli studenti d’arte italiana, architettura o design, ma anche per un pubblico che riconosce l’esemplare valore delle immagini ripercorrenti in cronistoria l’evoluzione del design.
Giorgio Casali: Fotografo / Domus 1951-1983 è organizzata in collaborazione con Università IUAV di Venezia, Domus ed il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, Verona, dove essa ha fatto il suo debutto agli inizi di quest’anno. La mostra permetterà ai visitatori non solo di scoprire i risultati di quei maestri ora meno conosciuti ma famosi al loro tempo ma anche di riscoprire quelle più familiari figure di artisti come Gio Ponti, Pier Luigi Nervi e Le Corbusier attraverso l’obiettivo di questo grande fotografo. Curata da Angelo Maggi ed Italo Zannier, la mostra è accompagnata da un catalogo interamente illustrato contenente una colta saggistica sulla vita e lavoro di Casali.
A completamento dell’esibizione ci sarà un nuovo film degli artisti Graham Ellard e Stephen Johnstone che fa convincente uso di due opposti ma correlati luoghi: la famosa Gipsoteca, galleria dei gessi, progettata da Carlo Scarpa al Museo Canoviano a Possagno ed il laboratori veneziani di marmo e gesso di Eugenio de Luigi, uno dei più importanti collaboratori di Scarpa. Commissionato da Video and Film Umbrella ed intitolato Everything Made Bronze, esso è particolarmente rilevante per l’esibizione di uno dei lavori di Scarpa che fu anche il soggetto di una copertina di Domus, scattata da Casali nel 1960. Filmato usando una telecamera Spring- Wound, il lavoro segue (ed inoltre illumina) lo straordinario gioco di luce nella Gipsoteca durante un certo numero di giorni, producendo incessantemente un fluido e mutevole ambiente che valorizza i gessi del Canova. Il film sarà mostrato dal 26 Luglio sino al 4 Agosto 2013.
Everything Made Bronze elabora le assidue ossessioni formali degli artisti, l’abilità della macchina da presa nel produrre ambiguità di scala, profondità o superficialità, trasparenza e rifrazione; l’intersezione dei piani architettonici, viste, pieni e vuoti. In questo modo il film si concentra sulle forme alterate dell’attenzione e la conseguente intensità dello sguardo proveniente dall’uso della telecamera per ingrandire e studiare i dettagli architettonici e gli effimeri effetti dell’ambiente.