Impegnati nell’organizzazione, conservazione e aggiornamentosia delle opere sia dei documenti degli artisti, gli Archivi svolgono un importante ruolonel sistema dell'arte. Fondamentali non soltanto per la loro funzione di catalogazione, tutela e promozione artistica, gli Archivi incentivano ricerche a fini di studio o di pubblicazione, impegnandosi altresì nella organizzazione di seminari ed esposizioni. A conferma del ruolo e dell’attività da loro svolta, il MAC intende divulgare la conoscenza di questi Archivi presso il grande pubblico. Il progetto, nato da un’idea di Alberto Zanchetta, permetterà di consultare documenti, carteggi, foto, cataloghi o “ephemera” connessi alla vita di un artista. La disponibilità di questo materiale non costituiràquindi un semplice corollario all’interno di un percorso espositivo ma diventerà esso stesso il perno di una serie di mostre che si protrarranno nel corso dell’anno.
La rassegna, che in precedenza ha dedicato dei focus agli archivi di Mauro Staccioli, Gabriele Devecchi, Emilio Isgrò, Emilio Scanavino, Gruppo Enne e Guido Le Noci, continua il suo percorso di approfondimento con l’Archivio Arnaldo Pomodoro.
Riconosciuto a livello internazionale come uno tra i più importanti scultori del secondo Novecento, Arnaldo Pomodoro ha da sempre affiancato il lavoro di scultore a quello di “maestro”, inteso nel senso più autentico del termine (quello di trasmettere la propria esperienza ai più giovani). Già negli anni Sessanta viene chiamato a insegnare, prima all’università di Stanford e poi a Berkeley, dove tiene lezioni e laboratori sulla scultura. Attraverso le foto, le lettere e i ritagli d’archivio è possibile ricostruire un periodo molto significativo della vita dello scultore, “il periodo americano”, e, nello stesso tempo, fare un salto indietro nella storia per dare uno sguardo alla società statunitense degli anni Sessanta e Settanta, tra Beat Generation, rivendicazioni sociali e cine-ma impegnato.
In mostra al MAC di Lissone sono raccolte importanti testimonianze: il dattiloscritto della poesia Trirème (1965), composta da Frank O’Hara per la personale di Arnaldo Pomodoro a New York; la foto dell’artista e di Robyn Martin scattata a Zabriskie Point, accompagnata da una lettera autografa di Michelangelo Antonioni; gli scatti di Leo Holub che fanno vedere Pomodoro al lavoro con i suoi studenti. E ancora: la bozza di una sceneggiatura inedita scritta a mano da Francesco Leonetti per un film girato da Joe Green; la corrispondenza privata “dagli USA all’Italia” impreziosita da piccoli disegni a margine; infine, ritagli stampa, cataloghi e curiosità inedite. Leggendo i documenti e guardando le fotografie, si potranno scoprire gli incontri e le frequentazioni dell’artista, nonché le sue passioni.
L’Archivio, che oggi è curato dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro, è nato negli an-ni Cinquanta, quando lo stesso artista ha iniziato a raccogliere minuziosamente i ritagli della stampa e a fotografare passo dopo passo tutti i suoi lavori. Dagli anni Novanta l’Archivio è stato digitalizzato e oggi svolge un’intensa attività di ricerca, tutela e valorizzazione del suo ricco patrimonio.