E i sette angeli che portano le sette trombe le preparano per farle suonare (Ap. 8,6, traduzione dal greco di Giacomo Maria Prati)
Non potevano mancare le trombe alla manifestazione della Voce e del Suono di Dio. La tromba ha un suono potente, chiaro, solare, semplice, rotondo, acuto e penetrante quanto pure sa essere morbida e convincente. Un suono curvo come curva è la Parola di Dio. Dopotutto la struttura stessa di questo strumento garantisce la sintesi fra la linea e il cerchio, le due spazialità semantiche più significative nelle Sacre Scritture e nella vita stessa.
La tromba annunzia, proclama, celebra. Anche nella musica più a noi vicina: la Cavalcata delle Valchirie in Wagner, l’apertura di Così parlò Zarathustra di Strauss, il motivo dominante della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvorak, fino al successo mondiale contemporaneo di nuove classical star, quali le belle trombettiste Allisson Balson, Tine Ting Helseth, e il “Paganini” della tromba: il russo Sergej Nakarjakov.
Non a caso la tromba appare assai presente quale protagonista nella musica barocca: Telemann, Vivaldi, Haydn, Hummel, Cimarosa, Albinoni, Benedetto Marcello, Haendel, Corelli, fino a Bach e a Mozart. Per Israele la tromba è sia quella mosaica: antica, lunga, sottile e dritta, argentea in quanto indica la Parola di Dio che risuona, raduna, guida il popolo del deserto, accompagna la vittoria in battaglia di Israele contro le nazioni, sia il sofhàr, fatto con corna ritorte di ariete-montone-capra selvatica, animale quest’ultimo a cui Dio stesso viene assimilato nel Cantico dei Cantici. Il sofhàr imita il muggito dell’animale sacrificale. È lo strumento rituale che ricorda la sostituzione sacrificale di Isacco e che viene usato per annunziare il Sabato e il Giubileo. Israele ha persino una festa chiamata “Festa delle trombe”, Rosh Hashanà, dal senso messianico e inaugurale, la festa del settimo mese (Lev. 23,23.25) e, infine, questa sonorità accompagna lo Yom Kippur, il “Giorno dell’espiazione”.
Trombe di festa e di riunione, di allarme e di trionfo, di cammino, segno dell’origine divina del Logos, del Suono. Nella Rivelazione data a Giovanni Cristo risorto parla a Giovanni per due volte con voce “di tromba” e la sequenza settuplice delle trombe appare quella centrale/decisiva per tutta questa visione profetica, anche se è la sequenza meno compresa e più enigmatica. I sette angeli delle trombe iniziano a suonare all’interno del misterioso silenzio del settimo sigillo e mentre preparano le loro trombe che Dio affida loro si compie sull’altare di Dio un rito universale dove le preghiere di tutti i salvati e di tutti i santi di tutti i tempi si uniscono all’unico profumo del sacrificio di Cristo. Un rito perenne e unico, semplice e cosmico, una specie di “Messa archetipale dove tutto è visibile”, come nei romanzi medioevali del Graal, il cui compiersi sembra durare un istante lentissimo che ingloba i millenni e rinnova e dissolve interi mondi. Le sette trombe appaiono quindi connesse con questo rito divino e con l’altare dai 4 corni del Tempio celeste di Dio.
Perché suonano? I significati sembrano molteplici come quelli del silenzio del 7° sigillo: 1) per annunziare/preparare il ritorno di Cristo, il Gran Giorno di Dio 2) per purificare il cosmo e permettere il passaggio definitivo a un altro ordine di creazione 3) per radunare tutto il Popolo di Dio disperso 4) per fermare l’opera degli idolatri, dei malvagi, salvando così i giusti 5) per indicare la propagazione del Regno spirituale di Dio sulla terra, la diffusione della Signorìa animica del Cristo risorto, di fronte alla quale crollano come stelle cadenti le potenze celesti ostili. Come i carboni ardenti dell’altare sono rovesciati sulla terra, e ricordano quelli che purificarono la bocca di Mosè bambino, così sull’universo si rovescia il respiro di Dio tramite i suoi sette arcangeli. Siccome non sale sacrificio e suono dall’umanità dal cuore indurito, come quello del Faraone di Mosè, allora il Suono scende ma “il terzo” della decadenza angelica e umana resiste al Suono, e, resistendo, crolla, come un ponte sotto il rimbombo degli scarponi di un plotone che marcia cadenzando.
L’aspetto più interessante è tuttavia quello strutturale: le trombe appaiono dialogare spiritualmente sia con i sigilli che con i successivi “segni”: sia quelli del capitolo 12 (la caduta del Drago sulla terra) che l’ultimo segno, cioè i sette vasi (coppe) dell’ira di Dio contro il dominio anticristico sulla terra. La terza e la quinta tromba riprendono il tema della “decadenza stellare” (Isaia 14) proprio del sesto sigillo, come pure la quarta tromba con i segni sugli astri e sul parziale oscuramento, mente la quinta tromba nello specifico sembra rispondere al grido dei martiri che è il quinto sigillo e sembra voler difendere i 144.000 sigillati dalla distruzione contro loro portata dagli idolatri e dalle “nazioni”. Come il fumo delle preghiere saliva al cielo e nel cielo nel quinto sigillo così in una sorta di radicale parodia/contrappasso ora sale lo spesso fumo infernale dell’abisso spalancato. Pozzo e cielo sono curvi. La sesta tromba interviene direttamente sull’uomo, come il sesto sigillo (sei è il numero edenico dell’uomo) e rinvia espressamente agli angeli dei 4 venti legati presso l’Eufrate, comparsi per la prima volta fra il sesto e il settimo sigillo. Le stelle cadute al sesto sigillo sono i demoni/persecutori che uccidono (nell’anima?) un terzo degli uomini alla sesta tromba? Forse.
La struttura delle trombe rinnova quella della sequenza dei sigilli, specie fra la sesta e la settima posizione. In questo spaziotempo spirituale infatti avviene sempre una moltiplicazione di fatti e di visioni. Come dopo il sesto sigillo abbiamo: i 4 venti punitivi fermati, la sigillazione dei 144.000, la visione celeste della folla degli ultimi martiri, così dopo la 6a tromba e prima della 7a compare un “nuovo inizio” fatto di visioni celesti per la terra e di visioni della terra vista con gli occhi del cielo: l’angelo che annunzia la 7a risolutiva tromba, la nuova prolungata missione profetica affidata a Giovanni con l’immagine del piccolo e divino Rotolo inghiottito, fatto che allontana di molto ogni discorso, vano, sulla “fine del mondo” (che non è il tema principale dell’Apocalisse), la misurazione del Tempio-altare-popolo di Dio (per preservarli dalla grande persecuzione) e la missione profetica dei “due testimoni”, precursori del ritorno di Cristo.
Anche qui le corrispondenze si moltiplicano: i due testimoni si rispecchiano contro le successive 2 “bestie” e vanno visti vicino ai 144.000 segnati e alla folla dei martiri della “grande persecuzione”; il “piccolo rotolo aperto” inghiottito da Giovanni anticipa l’apertura del Libro della Vita dell’Agnello sgozzato fin dalla costituzione del mondo (Ap 17,8) e deriva dal Rotolo dell’Agnello, ormai del tutto dissigillato; mentre il tema del Tempio riprende i riti celesti precedenti e l’immagine analoga usata nel ciclo delle 7 lettere. La Rivelazione è una foresta che risuona di mille voci che si parlano in armonia. Fra la 6a e la 7a tromba viene introdotto per la prima volta anche il tema del “tempo dell’anticristo” che sarà ripreso più volte durante il ciclo dei segni e delle “coppe”: 3 giorni e mezzo, 42 mesi, 1260 giorni, “un tempo due tempi e la metà di un tempo”.
È sempre lo stesso kairos, indicante numerologicamente la superba instabilità delle forze che cercano di usurpare il “Sette”, cioè le prerogative divine, e invece si fermano a metà, nel guado di un’empia incompiutezza. Simile sarà la spiritualità numerologica del celebre “666” che indica molto semplicemente il tentativo dell’uomo di divinizzarsi (giusto) ma senza Dio e al posto di Dio (errato). Questo tempo eccezionale, invertito, anomalo, caotico, (per fortuna breve) è anche quello della “grande persecuzione”, dell’"atrio del Tempio calpestato dalle nazioni", del falso agnello ingannatore, della bestia (un potere, un re) che usurpa il ruolo di Cristo. Il carattere speciale della 7a tromba ci conferma sul fatto che questo settenario sonoro svolge un ruolo decisivo, centrale: quando suonerà tutto sarà compiuto, anche gli ultimi giudizi contro il male dati dalle sette coppe. Al suono della settima tromba Babilonia crolla, come Gerico.
Il ciclo dei “Segni” ha lo stesso “tempo” delle trombe, anzi riguarda ogni tempo storico nei primi due segni (Donna e Dragone) mentre gli altri segni (Arca dell’Alleanza, Vangelo eterno, Falce e tino, e le 7 coppe) rinviano al tema del giudizio che è compiuto definitivamente dalla e con la settima tromba, segno anche di resurrezione e di rinnovamento cosmico. Il suono delle 7 trombe emerge sempre dallo stesso silenzio di “mezza ora” del 7° sigillo, il quale quindi sembra apparire dotato di un senso duplice: silenzio glorioso e silenzio di desolazione, silenzio di trionfo divino e silenzio di condanna, silenzio di morte e silenzio di nuova creazione, come duplice è l’effetto del fuoco dell’amore di Dio e l’effetto del suo Giudizio a seconda di come sia il cuore dell’uomo che lo riceve.