La Butter Gallery di Miami, con la collaborazione di GoLab Agency, BeArt e Pixartprinting, presenta l’ultimo lavoro del fotografo italiano Dido Fontana. La mostra personale, intitolata Cotto Al Dente, allude al nuovo realismo estetico di Fontana, in quanto esplora i concetti universali di potere, sessualità e ruolo dei generi nella società contemporanea. Nel tentativo di stabilire uno scambio creativo e una visibilità internazionale sia all’artista italiano, sia alla galleria di Miami, Cotto Al Dente sarà visitabile in occasione della Miami Art Week (28 Novembre - 4 Dicembre 2016), ma verrà inaugurata ufficialmente il 5 novembre 2016.
Affascinato dalla condizione umana contemporanea, Dido Fontana si discosta dagli standard fotografici e cattura la vera essenza del suo soggetto senza apportare alcun tipo di abbellimento. Sfiorando i confini dell’irriverenza, le fotografie audaci e suggestive di Dido Fontana potrebbero apparire spontanee e voyeuristiche, ma in realtà sono assolutamente personali e frutto di una rigida metodologia di lavoro.
Da figlio del celebre fotografo Nerio Fontana, Dido espone in galleria fotografie di alta qualità tecnica, che dimostrano quanto egli abbia il controllo della propria macchina fotografica. Mentre il risultato quindi potrebbe sembrare naturale e senza alcuna regola di creazione, Fontana interroga e analizza i differenti modelli che la società odierna ci impone, e pone al centro della discussione quello che crediamo di sapere su bellezza ed estetica. (Testo di Francisco De La Torre, Direttore della Butter Gallery di Miami)
Niente modelli, solamente persone reali, vive. Niente rappresentazione, ma umanità. Idealista e magari senza principi. Puoi raccontare storie che magari sono già dentro te stesso. Le persone comuni sono in realtà straordinarie. I temi e i lavori di Dido Fontana sono seri, ma solitamente vengono presentati in contesti divertenti e comici che li rendono efficaci e immediatamente comprensibili. Tutto quello che c'è da dire su Dido Fontana lo dicono le sue foto. Su di lui come artista e come uomo. La sua attenzione verso l'altro, la sua capacità di entrare dentro immortalando la superficie. Ma noi non siamo ancora soddisfatti, e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Com'è nato questo contatto con gli Stati Uniti?
Come tutte le cose, volendolo. Ho esposto altre volte negli Stati Uniti e conosco bene qualche città. È il prossimo di altri appuntamenti negli Usa ma questo il primo per me in Florida, non vedo l'ora.
Cotto Al Dente. Perché questo titolo?
Perché sono pronto giusto un attimo prima di quello che indicano le istruzioni.
Descriverti è la cosa più difficile, anche per gli addetti ai lavori. Tu come ti descriveresti?
Intuitivo, allenante, calvo.
Qual è stata la foto che ha segnato l'inizio della tua carriera, la prima che ti ha davvero convinto?
Non c’è un momento preciso né una fotografia particolare, ma la somma di tanti momenti e fotografie.
C'è qualcuno che vorresti fotografare e c'è qualcuno che non avresti mai voluto fotografare?
Avrei voluto ritrarre Hitler, mio zio Luigi perché sembrava un vampiro e Dorian Gray (l’attrice) e no, ogni foto che ho fatto mi sta bene averla fatta, alcuni ritratti li ho sempre in testa altri tendo a dimenticarli.
È ormai diventato luogo comune il fatto che in questo momento storico tutti sono e si sentono fotografi, compromettendo la dignità di chi lo fa per professione. Cosa ne pensi?
Che ognuno fa ciò che vuole e che dignità e professionalità vanno coltivate seguendo le proprie inclinazioni, io non mi offendo se tutti fanno foto, sarebbe come lamentarsi del traffico restando incastrati nel traffico: tu sei il traffico che t’offendi? Non è una cosa che mi interessa o non interessa, solamente è così e va bene così. Dignità e professionalità sono solo parole e non per forza caratteristiche positive. Forse la discriminante non è tanto sul valore artistico ma sul risultato e la crescita, ogni fotografia - buona - parla di una molteplice produzione d’idee, riferimenti e Caso che vengono finalizzati in un’unità che è l’immagine che diviene Persona. Chi si indigna è un cretino.
Nei tuoi soggetti più espliciti non c'è mai un messaggio realmente volgare. Cos'è, volgare, per te?
Spesso la volgarità è percepita per un’errata opinione oppure da dei limiti personali. Se si punta all’essenza della forma tutto questo viene superato naturalmente. Poi, per chi non ci arriva non c’è speranza.
Nelle tue foto ci sono spesso riferimenti religiosi. Tu in cosa credi davvero?
Sono riferimenti estetici e non simbolici. Se poi sono correlati alla religione è solamente perché sono cresciuto in una casa di collezionisti di arte antica e religiosa, per me sono solamente figure e rappresentazioni che conosco bene e sento familiari. Poi il bello dell’immagine fissa è che uno ci vede quello che vuole o che riesce a vedere.
Credi sia più necessario l'istinto o la tecnica?
L’istinto per vedere e la tecnica per tradurre.
Quanto è importante il rapporto umano che instauri con i soggetti che fotografi?
Qualcosa succede, c’è sempre un’implicazione nel ritrarre un individuo ed è sensibilmente percettibile. Ma non ho mai chiesto ai miei modelli che tipo di pensiero passa loro per la testa. Per me è qualcosa di fluido, in ogni persona che osservo riconosco delle forme speciali, e mi piace - con chi mi piace - poter proseguire per scoprire una serie di possibilità.
Dido Fontana è un fotografo italiano nato in Trentino nel 1971. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie d'arte e istituzioni in tutto il mondo, come ad esempio l'Organizzazione Mondiale del Commercio a Ginevra, ed è stato pubblicato in numerose riviste, tra cui Playboy, Ginza e Numéro. Nel 2007 gli è stato assegnato il primo premio al Quest of Fashion di Pitti Immagine. Fontana ha partecipato al Padiglione delle Maldive alla Biennale di Venezia del 2013, per la Gervasuti Foundation e la sua fotografia Untitled (Christ) è stata acquisita dal Minneapolis Institute of Art ed esposta al Museo di Minneapolis durante la sua partecipazione alla mostra The Art of Murder.