Il terzo momento è inaugurato dalla voce stessa delle Sirene e dal loro richiamo a una conoscenza che parte dalla sofferenza per la guerra fra Argivi e Troiani per estendersi a tutto ciò che accade sulla terra. Qui la parola chiave sembra essere proprio xthon che indica “terra” ma anche il “sottoterra”, ricco di sapienza e di beni. Pure allusiva si dimostra l’avverbio ossa, che significa “quanto” ma pure può significare “voce profetica”, “oracolo”. Non a caso non viene usato il termine ge per dire “terra” ma quell’altra parola che indicando anche la sfera ctonia, appunto, allude ai regni dell’Ade.
Dopo aver parlato, le Sirene, dice il testo omerico, “fanno scorrere” (ieisai) le loro voci/suoni/parole, come dolcemente fa scorrere l’eloquenza Calliope, una delle loro possibili madri. Anche qui non si parla di canto ma di suoni emessi come fossero acque versate. A questo punto intervengono due compagni di Odisseo a legarlo. Essendo gli unici compagni ad essere chiamati per nome e dovendo svolgere un azione “sirenica” quale quella del legare, seirà sono infatti corde/fasce, cioè un azione rituale per preparare un simulacro di sacrificio umano, non potevano recare nomi privi di un qualche significato.
È stato facile trovare conferma alla mia semplice intuizione, e infatti Perimede è un nome che rinvia a Medea, sorella di Circe e figlia di Helios, a sua volta significante “pensiero”,“stratagemma”,“astuzia”(medos, a sua volta allusivo di un termine analogo indicante le parti genitali e i fianchi) e Euriloco significa grande inganno, diffusa astuzia. I nomi dei due compagni sono nomi che evocano sia l’astuzia di Odisseo che quella delle Sirene, intessendo come un ponte semantico fra di loro. E l’astuzia è proprio questa: simulare un sacrificio umano in omaggio alle Sirene per essere da loro risparmiati.
Che Odisseo possa essere intimo di riti sacrificali umani e che questi possano comparire nella storia della guerra troiana è più di un ipotesi in quanto abbiamo due episodi importanti in conferma: lo smembramento di Deifobo compiuto da Menelao e da Elena al momento della presa di Ilio, e non dimentichiamo che Menelao indossa come copricapo la dionisiaca pelle di pantera, e il decisivo episodio dell’uccisione dell’aedo Dolone a cui è dedicato l’intero canto decimo dell’Iliade. In quell’occasione Odisseo, che indossa un copricapo con zanne di maiale, animale sacrificale per i culti dell’Ade, esulta all’uccisione dell’aedo/ambasciatore di Ettore, violenza inaudita in quanto questi tradizionalmente erano risparmiati, rivolgendosi ad Athena con un crudo: kaire, "rallegrati".
In pratica Odisseo offre ad “Atena predatrice” (leitis) la morte di Dolone. Un'Atena quindi selvaggia e violenta che gode dell’uccisione sacrilega, e militarmente poco utile, di un aedo/ambasciatore, e che si rivela quindi molto simile alle Arpie e alle Sirene. Ma a completare il quadro di un Odisseo necromante e cultore dell’Ade, e quindi sirenico, toglie ogni dubbio il versetto 470.71 del Canto X dell’Iliade il quale descrive Odisseo portare le spoglie sanguinanti di Dolone nella prua della propria nave per preparare uno ieron ad Atena. Odisseo cioè appresta un cadavere insepolto quale offerta sacrificale per Atena.
Odisseo quindi sembra seguire una legge religiosa diversa da quella olimpica, terrorizzata dai cadaveri insepolti, e rispondente a culti più ancestrali, primitivi. Gli stessi di quelli seguiti dalle Sirene? Come fu sacrificata Proserpina e Adone, così le Sirene cercano fra i naviganti nuove vittime sacrificali per perpetuare un rito di cui hanno perso la dignità o per ingraziarsi un ritorno alla loro dignità originaria? Il tema della sostituzione sacrificale a un originario sacrificio umano, centrale per l’episodio sirenico omerico e probabile origine dell’enigma delle Sirene, si rivela momento fondativo anche per il racconto mitico nel suo insieme.
Ricordiamo la pietra offerta a Kronos da Rea in sostituzione del sacrificio di Zeus, come pure i sacrifici di fanciulli offerti dai Kureti cretesi secondo Porfirio, i sette fanciulli che ogni nove anni Atene dava a Minosse per il Minotauro, il sacrificio umano interrotto da Heracle in Egitto, quelli proibiti da Orfeo, e i fantocci di giunco che venivano gettati dalle Vestali nel Tevere dal Ponte Sublicio in onore di Saturno durante le feste degli Argeis.
Il tema della morte cretese di Zeus, riportata da Callimaco, e del rumore delle danze dei Kureti/Koribanti (cioè: gli Abanti di Kore) indicano che a Creta perdurarono più a lungo dei sacrifici umani periodici. Questo spiega perché per loro ogni anno Zeus nasce e muore nella grotta ninfica dell’Ida. La rombante danza armata, che fu delle Muse e delle Sirene prima che di giovani guerrieri, serviva a coprire le urla delle vittima sacrificale umana. Il sangue e le bende confondevano morte con nascita. Il nesso con le Sirene è dato dalla rottura del corno della capra/ninfa Amaltea rispetto alla feconda rottura del corno di Acheloo. Dopotutto abbiamo tante altre tracce di sacrifici umani diventati riti non cruenti come le bamboline appese ai rami, per ricordare l’impiccagione di Erigone, Arianna ed Elena, senza dimenticare il fondamentale rito sirenico del lancio dalla scogliera, a volte cruento, a volte trasformativo, e che interessò anche Cefalo che si lanciò da capo Leucade.
Non è un caso che il rito del salto mortale sia connesso con il tema della “roccia bianca”. Procne, Filomela, le figlie di Cecrope saltarono e furono trasformate. Odisseo viene offerto al posto di tutti e non viene attaccato perché basta l’offerta delle cera e c’è rispetto per il suo copricapo conico. Il terzo momento del racconto sirenico si conclude con una scena enigmatica che vede alte onde alzarsi insieme a fumo e a un cupo rumore (doupon). Questi fatti accadono non appena la nave supera l’isola delle sirene e si tratta di un accadimento che terrorizza tutti i compagni di Odisseo. Il racconto parla di rematori terrorizzati, di remi lasciati cadere e della corrente che rimbomba, fischia. La nave è come trattenuta. Il panico sembra immobilizzare tutti i compagni di Odisseo. È la vendetta delle Sirene o l’effetto del collasso del loro kosmos?
Odisseo si avvicina a ciascun compagno cercando di “eccitarlo” con “parole mielose”. Ancora una volta Odisseo si sostituisce alle Sirene calcandone il ruolo. Sembra uno sconvolgimento naturale, un cataclisma simile a un maremoto o a un'eruzione vulcanica. Dopotutto siamo vicini all’Etna, e, al di là di qualsiasi localizzazione, il racconto omerico parla di fuoco oltre che di insidie marine appena dopo quando si accenna alla sirenica Scilla e all’invisibile Cariddi. Questa scena però è chiaramente distinta dalla prossima che vede protagonisti i due mostri marini e appare invece connessa con l’isola delle Sirene, come se la loro isola si inabissasse in coincidenza con la sconfitta delle sirene. Un episodio simile accade quando Odisseo lascia la terra dei Feaci.
Se a tutto questo aggiungiamo la mia ulteriore tesi sull’origine del nome: "sirena" da sin–eirenes, cioè le donne prostitute sacre che accompagnavano ritualmente gli eirenes, cioè i giovani spartiati nell’anno fra fine dell’efebia e l’inizio dell’essere guerrieri adulti, il cerchio rituale-iniziatico sembra tendere a chiudersi.
Leggi anche la Prima parte: L'enigma omerico delle Sirene