La metà del mondo è sempre il mondo intero concepito da un volere a metà
(L’angelo della finestra d’Occidente, Gustav Meyrink)
Esoterico/esoterismo non significa nulla. Tutto può essere o non essere esoterico, anche l’economia, il cinema, la cucina, e il trasporto su rotaia, in quanto il termine, già alla sua nascita aristotelica nasce quale termine “vuoto”, tecnico, adatto per tutte le stagioni, significando solo un qualcosa che è, ed è opportuno che sia, riservato a pochi, o, comunque, non aperto a tutti.
La vita è, in questo senso, esoterica, in quanto comporta selezione, scelta, scarto, priorità, e presenta sempre un lato appunto esoterico, cioè per pochi, e un lato invece essoterico, trasparente a tutti. Ma a un certo punto della storia della culturale occidentale il termine “esoterico” ha iniziato ad assumere un preciso senso sostanziale, rinviando in parte all’occultismo e in parte al recupero di un pensiero filosofico che possiamo definire gnostico o cabalistico, o para-alchemico, che trova nel “secolo dei lumi” la “sua istituzione” nella massoneria.
Quello che ho scoperto per caso è assolutamente intrigante e persino un po’ inquietante: esiste un’“esoterismo letterario”. Non dico cioè di aver scoperto che esista un’influenza del pensiero esoterico moderno sulla letteratura, fatto quasi scontato e da molto tempo evidente: da Goethe, che si occupava di mesmerismo e biomagnetismo a Cyrano di Bergerac, uno degli ultimi a interessarsi di alchimia, da Balzac con il suo Conte di Montecristo, ricco di suggestioni simboliste, fino al futurismo di Marinetti, che teorizzava il divenire della vita quale gioco di forze sottili, e ai surrealisti, che recuperarono il mito dell’alchimia e della magia, e l’elenco sarebbe troppo lungo…); ma sostengo, più precisamente, che esista uno stile e una struttura narrativa che sono loro stessi esoterici nella sostanza e che esistano, conseguentemente, autori di rilievo, vissuti in epoche e in contesti socioculturali differenti, che scrivono in un medesimo mood.
Da dove nasce questa mentalità “modernamente esoterica”? Quali sono i primi fantasy della storia? Mario Praz nel suo saggio: La morte e il diavolo nella letteratura romantica individua in Thomas Malory e in Lorenzo Lotto alcuni antesignani. La prima opera letteraria “esoterica” nell’accezione più estetico-fantasy del termine la troviamo invece nella Regina delle fate di Edmund Spencer, influenzata dal clima magico suscitato da John Dee ed Edward Kelly, al tempo di Elisabetta I. La Regina delle Fate riformula in chiave laica le antiche tradizioni (la materia arturiana, bretone) e gli antichi immaginari (draghi, fate, eroi) e così operando propone nuovo piano di valori, un nuovo allegorismo alchimismo/morale dove si allude all’esistenza di un “livello intermedio” fra il piano prosaico dell’esistenza e il piano divino, che è appunto la dimensione tipica di ogni pensiero esoterico, oltre a lasciar intravedere un forte influsso dell’esoterismo rabbinico.
Un altro caposaldo della nuova cultura esoterica è dato dalla bizzarra opera Il Regno segreto (1692), opera del prete protestante scozzese Robert Kirk. Si tratta di un libro dall’importanza storica (echi delle sue teorie si trovano nei deliri nazisti sulla terra cava) e dalla struttura stranissima: mescola folklore, antiche tradizioni del cattolicesimo celtico, biblismo molto liberamente usato, superstizioni popolari, annotazioni su fenomeni che oggi diremmo “paranormali”, il tutto vestito con un metodo apparentemente molto razionale di analisi e di esposizione, e il tutto organizzato narrativamente e oggetto anche di teorizzazione per dimostrare che esiste un popolo sotterraneo di fate, elfi, “spiriti”. Kirk fu il primo Dan Brown della storia ed è un genio della comunicazione moderna in quanto questo suo “catechismo fiabesco” sembra pensato per essere facilmente memorizzato e diffuso come un nuovo vangelo: esiste un mondo intermedio, né divino, né diabolico, né umano. Il Regno delle Fate avrà un influenza profetica sul Romanticismo, e già è un opera romantica.
Nel libro di Kirk si parla di parola massonica, quale tradizione rabbinica di conoscenza esoterica di certi passi biblici relativi al Tempio di Gerusalemme, e questo ben venticinque anni prima della fondazione della massoneria quale istituzione sociale. Ancor prima ci fu Paracelso, l’inventore delle basi teoriche e pratiche della medicina omeopatica, il quale inventò anche nuovi termini quali silfide e gnomo (dal greco gnosis) sulla fortuna dei quali ne basti la comune percezione. Non dimentichiamo poi: La Regina di Saba di Gerald de Nerval (1853). Un racconto che mescola storia, mitologia, Sacre Scritture, testi antichi apocrifi, folklore ebraico, leggende massoniche per generare una narrazione suggestiva, avvincente, evocatrice di mistero e di torbido fascino. La Regina di Saba è uno dei primi noir moderni in un mix di sensualità, utopia e saggezza.
Se vogliamo aggiungere un'altra tappa, i cui effetti ci portano fino a Frank Capra (Orizzonte perduto, 1937) e a Renè Guenon, (Il Re del mondo) non possiamo non citare Il regno di Agharta di Joseph Alexandre Saint-Yves, caso bizzarro di cattolico-occultista ed esoterista che reinventa in chiave occidentale, sincretista e neognostica vaghe tracce dell’antico mito buddista di un regno sacro e nascosto celato sulle montagne dell’Himalaya, mito che rappresenta uno dei fondamenti della Società Teosofica, nata nel 1875 a New York.
L’angelo della finestra d’Occidente di Meyrink appare il più teoricamente consapevole dei tre autori più recenti che ho selezionato. Questo testo ricapitola alcune dinamiche storiche quali la traslazione/permutazione della cultura alchemica dal Cattolicesimo al Protestantesimo con i Manifesti Rosacruciani. Lasciamo parlare Meyrink: la via dell’alchimizzazione del corpo e dell’anima, sì che possano raggiungere entrambi (corpo e anima) l’immortalità fin d’ora; e ancora: vuoi divenire immortale? La materia dovrà attraversare molteplici stadi di sofferenza. Ecco la novità che è la Modernità: l’uso politico e demiurgico-individualista del metodo alchemico. Abbandonati i laboratori, fare del mondo un unico laboratorio psicosociale, all’interno di un’idea assolutamente monista del mondo: non si tratta di un Aldilà perché nella vita c’è un solo e unico mondo il quale tuttavia presenta numerosi, anzi innumerevoli aspetti e fenditure… Questo format è come un processo di riformulazione dialettica del mondo, assorbente ogni resistenza o opposizione, in quanto è narrativo, relativista e fluido.
In questi tre autori (Brjusov, Meyrink, Eco) questo pensiero esoterico si fa anche stile/struttura. Cosa vi resta dopo aver letto Il Pendolo di Focault (esoterismo spirituale) o Il Cimitero di Praga o Numero Zero (esoterismo politico) ? La sensazione persistente, e anche talvolta fastidiosa, che Umberto Eco da buon illuminista ci abbia preso in giro (o meglio: abbia preso in giro chi ha creduto all’esoterismo quale via di sapienza), che abbia sfruttato abilmente la “sospensione dell’incredulità” propria di chi legge un romanzo per dirci che dietro la maschera c’è solo illusione. Ma nel contempo ci resta in bocca un altro feed back persistente inoculato dal narratore: qualcosa di vero c’è, non è tutta finzione, quindi devo continuare la “ricerca” dei vari “misteri”… Leggendo L’Angelo di fuoco (1907-1908) del russo Valerij Brjusov (che ha ispirato l’omonima opera di Prokofiev) mi sembra di leggere Umberto Eco, preciso preciso. E così anche leggendo L’Angelo della finestra d'Occidente (1927) di Gustav Meyrink!
L’enigma si risolve facilmente con il ritenere che abbiano tutti e tre usato una tecnica narrativa precisa. Notiamo in primo luogo alcune fortissime concordanze fra Il Nome della Rosa e L’Angelo di fuoco: 1) l’autore russo procede per capitoli dal titolo antichizzante, con il tipico “ablativo di argomento” 2) numerose sono le citazioni di libri e autori rari e antichi, in uno sfoggio barocco di erudizioni da stordire un esperto 3) il narratore e/o il protagonista continuano a oscillare fra un distacco ironico e scettico verso la materia che trattano e che interpretano-vivono (i miti e le pratiche esoteriche) e l’adesione passionale alle vicende o, almeno a parte di esse (c’è sempre una donna a rendere l’esoterismo più attraente), lo si nota con evidenza quando Renata studia i testi religiosi con Ruprecht 4) ciò che prima viene considerato quale elemento narrativo ostile, diventa gradualmente una fase di passaggio a cui affezionarsi verso un momento narrativo successivo 5) Eco riprende dall’autore russo il tema della donna accusata di patto con il diavolo, amata dal protagonista, morta per l’Inquisizione 6) la citazione in latino iniziale, l’incipit, il finale suggellano l’efficace metodo di presentare come ragionevoli e degni di valore scelte, ideali e temi assurdi e fantastici, in quanto vengono raccontati, nella finzione, dal narratore/protagonista molti anni dopo il loro accadimento, e quindi con un tono calmo, sereno, come quello di un anziano indulgente verso i propri errori di gioventù.
Altri tratti comuni: il tema filosofico del pendolo quale metafora sapienziale, il ragionamento sul “punto matematico” quale emblema dell’Insondabile e il rapporto fra Renata e Ruprecht nell’Angelo di fuoco, che ricorda il rapporto fra il protagonista del Pendolo e la sua amata brasiliana, in relazione alla sua passione per la santeria. I tratti comuni di questa “forma letteraria dell’esoterismo” sono: a) l’ambiguità quale sottofondo costante b) l’evocazione storica riattualizzante c) l’esistenza di mondi intermedi, chiamati da Meyrink intermondi o retromondo, d) l’andamento ragionato e graduale, quasi realista e intimista, con cui trattano gli eventi e i temi narrativi più fantastici e assurdi e) l’idea di una realtà inconoscibile, ma olistica, totalizzante, fluida, manipolabile, dove conta il percorso e i risultati di rafforzamento personale ma non ci sono chiavi di letture univoche né una morale generale, se non di tipo paradossale quale ad esempio, con Meyrink: nihil scire omnia posse. Lo stesso Mito della Realtà che troviamo in due pietre miliari del ragionamento sincretistico moderno: Filosofia perenne di Aldous Huxley e I grandi iniziati di Edoardo Shurè f) le numerose citazioni erudite letterarie e storiche, che danno un tono di serietà e autorevolezza al racconto.
Ecco i trucchi del format esoterico, del feuilleton e della telenovela esoterica!