Il Comune di Siena espone con orgoglio ai Magazzini del Sale presso il Palazzo Pubblico una mostra monografica di Marco Borgianni, artista poliedrico dedito alla pittura e alla scultura, nato a Vico d’Elsa nel 1946, ma figlio artistico di Siena dove ebbe luogo la sua prima formazione giovanile, presso l’Istituto d’Arte della città in cui si diplomò maestro d’arte in ceramica, e dove, ancora studente, esordì con una mostra alla Galleria “Nuova Aminta”.
Nel 1967 frequentò la Facoltà di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida di Ugo Capocchini; in questi anni prese parte a vari concorsi indetti in Toscana vincendo anche considerevoli premi, mentre nel 1970 fu tra i fondatori della rassegna d’arte contemporanea “Vico Arte” che ebbe tra i suoi espositori artisti come Guttuso, Treccani, Maccari, Murer e Zancanaro.
La crescita artistica di Borgianni lo ha visto fino dagli anni Ottanta del secolo scorso affermarsi nel panorama internazionale con nuove esposizioni in Italia, in Marocco (Rabat), in Francia (Auvers sur oise, Parigi, Reims, Grenoble), in Svizzera (Ginevra) ed oltreoceano in Canada e in Giappone.
Nel 1992 l’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco ospitò una sua mostra personale che gli conferì ulteriore fama e visibilità nel mondo della critica e del mercato.
Gli ambiti espressivi indagati da Borgianni nel corso della sua attività sono stati parimenti la natura e il corpo umano.
La natura e la forza che sprigionano sono state oggetto di rappresentazione che, negli anni Novanta del ‘900 quando l’artista si recò in America, riservò ai paesaggi selvaggi e aridi del Gran Canyon e alle infinite valli andine, opere in cui prevalgono i colori ocra, cenere, le terre, alle quali contrastano la luminosità del giallo oro o di un nero splendente: una visione frutto dell’interpretazione intima dell’artista, esaltato davanti a tanta potente bellezza e al tempo stesso sgomento, come soggiogato dalla stessa.
Il rapporto con la natura che Borgianni mostra invece negli olii su tavola degli inizi del decennio scorso sembra virato a una pacata e pacificata contemplazione, che ritrae quasi calligraficamente i dettagli di angoli di stagni e acquitrini sui quali si rifrangono carichi di brillante colore fasci di giunchi e foglie.
Per introdurre il secondo ambito espressivo ritratto da Borgianni, il corpo umano, è necessario ribadire il suo legame con la Toscana, propria terra di nascita e formazione, e con Siena in particolare, che si ripropone con questa mostra dopo più di cinquanta anni dalla sua prima esposizione in città, anche se già nel 1997 si era ribadito con la realizzazione del drappo per il Palio dell’Assunta.
Ma il legame importante è anche e soprattutto quello con la tradizione artistica toscana, con i suoi grandi maestri rinascimentali, primo fra tutti Jacopo della Quercia e Michelangelo, e i loro capolavori e quanto della classicità reinterpretata sprigionano. Tutto questo Borgianni lo evidenzia in particolare nella serie di immagini dipinte con una tecnica e una resa molto originale, dove le imponenti figure sono come dilavate dal colore che le esalta, ma al tempo stesso sembra volerle negare “… quasi una marcia trionfale di dei e di eroi che tuttavia la tecnica pittorica consuma, oblitera, in parte contraddice e cancella.” (Antonio Paolucci), ma che svelano e conservano il segreto della Bellezza.
Come abbiamo ricordato in apertura Borgianni è anche scultore e modella figure in legno, ceramica, gesso, bronzo patinato che abbiamo modo di apprezzare in mostra.
Il soggetto prediletto in questo caso è la figura femminile. La nudità del corpo della donna dove nella plasticità delle pose sono esaltate le forme rotondeggianti dei fianchi, delle natiche e delle cosce che richiamano il mito arcaico della fertilità della dea madre, della terra generatrice di vita, con la sua fisicità dirompente, la sua giocosa armonia.
I corpi femminili sono spesso ripiegati e raccolti su se stessi, come conclusi in una spirale espressa attraverso l'abbraccio delle gambe e la torsione della testa in un segno di chiusura e di difesa, quasi a simboleggiare uno scrigno che custodisce il più prezioso miracolo del mondo, quello della vita di cui il corpo femminile è portatore e simbolo.
Queste sculture sono comunque anche inno alla bellezza, all'accoglienza morbida e generosa dei corpi femminili che, quando visti eretti e frontali, mostrano una grande fierezza e potenza nell'incedere, caratteristiche del mondo femminile che evidentemente l'artista sente e manifesta profondamente nelle sue creazioni e gli riconosce.