I lavori recenti di Sergej Glinkov, alla seconda personale nella Minigallery di Assisi, fanno tesoro della sua ampia esperienza pittorica e ne esaltano gli esiti felici ed apparentemente immediati. Partendo dall' intima passione per le architetture e per le ambientazioni bucoliche, fino all'importante serie dei nudi e allo studio sui cavalli ed in particolare sui tori (animali celebrati già nell'epoca Minoica fino ad arrivare alle tauromachie di Goya e di Picasso) Glinkov porta all'estremo la sua ricerca sulla materia pittorica e si sofferma sulla consistenza del colore degli elementi prima ancora che sulla sua tonalità che di conseguenza si adegua. La pittura ad olio in una stessa tela convive in forma fluida, quasi liquida, ed in forma materica; l'accostamento di diverse densità dello stesso elemento determina la possibilità di percepire la profondità che è alla base dell'illusione della pittura.
Parlando del colore e della sua consistenza è come se acqua e terra fossero non due elementi , ma due stadi dello stesso elemento. L'oggetto degli ultimi dipinti è quanto di più impalpabile la natura possa fornire come fonte d'ispirazione: l'aria, il vento, il vapore..tutto quello che, come in un dipinto, possiamo percepire solo con la vista e non con il tatto. Lo stato più astratto della materia privo di alcun punto di riferimento al di fuori di se stesso. Un'osservazione attenta delle opere consente di capire con quale disinvoltura Glinkov passi da momenti di esecuzione che sfiorano l'abilità accademica a momenti in cui l'espressionismo e la gestualità prendono il sopravvento e lasciano le loro tracce nel dipinto sotto forma di solchi, sgocciolature, grumi e schizzi. I segni che in altre occasioni hanno descritto corpi, curve, fasce muscolari, immobilità fisiche che preludono al movimento in un'immagine sfumata e quasi vaga ora descrivono l'immaterialità, come se le figure di prima si fossero ora dissolte ed evaporando fossero tornate all'essenza della materia. - Stefano Frascarelli