Le due mostre di Gabriella Benedini che si svolgono nello stesso periodo ad Alessandria ed a Milano hanno lo stesso titolo: ”Corrispondenze”, ed in esse si evidenzia il suo particolare rapporto con la scrittura-pittura, che ha poco a poco assunto un valore particolare nella sua ricerca. Infatti l’artista non usa affatto le parole, ma le ha sostituite con un gruppo di segni e grafie volutamente illeggibili, che però fanno pensare a pensieri nascosti dentro la pittura e la scultura di cui fanno parte.
Dai dodici acquarelli di Milano, in cui si svolgono sottili trame di segni e di luce, alle ventuno lettere non spedite di Alessandria, più intense e materiche, la scrittura non manca mai di avere il suo spazio: forse riferimento a quella comunicazione empatica che abbiamo con le parole dei poeti, con il loro suonare con il loro ritmo. Le piccole sculture “musichè” sono aggregate di frammenti assai vicini ai segni che avvolgono il suo lavoro:sottili ritmiche,involute, nascono dalla stessa metrica spaziale: una sequenza di segni nel cui volume si esprime un’ armoniosa continuità.
Lo stesso si può dire delle tavole degli “atlanti”,composizioni dense di segni e materia stemperate dai ritmi compositi e frammentati,mentre le grandi tavole bianche pulsano dell’energia plastica del rilievo ..Il trittico nero assorbe ogni sfumatura con la sua superfice granulosa e densa scandita da proporzioni ritmiche. Per le tre arpe bianche,la scrittura si evolve in un disperdersi di piccoli segni in piombo, unico colore che contrasta il bianco ovattato della resina,esaltando le linee morbide delle fusioni,che dialogano fra loro. Il linguaggio dell’ artista che si è evoluto nel corso di una lunga ricerca ,trova le sue radici in una profonda cultura dell’immagine che l’ha condotta ad un modo di esprimerlo denso e lirico ad un tempo.
Per Gabriella Benedini il tempo e lo spazio hanno una connotazione musicale e poetica, intima e personale che tende a trascendere le misure dell’ordinario e quotidiano per volgere ogni esperienza verso un ritrovato assoluto.
Nata a Cremona nel 1932, Gabriella Benedini si diploma presso l’Istituto Paolo Toschi di Parma e in seguito frequenta l’Accademia di Brera. Soggiorna a Parigi dal 1958 al 1960 dove tiene mostre personali e partecipa a rassegne collettive. Ritorna a Milano e nel periodo del Realismo Esistenziale, attraverso l’artista Bepi Romagnoni, entra in contatto con la Galleria Bergamini, che organizza nel maggio del 1962 la sua prima esposizione personale italiana, curata da Carlo Munari.
La sua continua ricerca è alimentata anche dai numerosi e significativi viaggi in Africa, in Asia, in America, dove situazioni e luoghi le hanno trasmesso suggestioni e impulsi per elaborare immagini e forme primarie, riconoscibili nel successivo percorso artistico. Abbandona progressivamente la ricerca pittorica ed attraversa molte esperienze con linguaggi diversi tra i quali quello cinematografico: realizza, infatti, nel 1972 due Super 8, “Doprenoi” e “Diutop”. All’inizio degli anni ottanta risalgono “Storie della terra” – “Mutazioni”, “Lettere italiane”, e “Teatri della Melanconia”, quindi la sua immagine si sposta verso la scultura nascono, “Pendoli del Tempo” “Goniometri “, “Sestanti”, “Costellazioni”, “Musiké”. Forme e materiali diversi si estendono sempre più nello spazio, creando grandi sculture quali le “Arpe” dal 1993, le “Navigazioni” dal 1996, le “Vele” dal 2004 .
L’interesse per la parola e per i libri la induce a intervenire sulla collezione di poesia Einaudi, sostituendo all’introduzione segni e grafie ispirati dai testi. Sino dagli anni ottanta ha prodotto libri polomaterici che in seguito sono stati presi a modello per realizzare i 130 volumi della Bibliotheca-Quadrivium dei “Cento Amici del Libro” nel 2012 nell’ambito della mostra “Non si riposa il mare” presso lo spazio Oberdan a Milano.
"Corrispondenze" è allo SpazioTemporaneo dal 21 aprile al 17 maggio 2015 e a Il Triangolo Nero dal 18 aprile al 21 maggio 2015.