Dal 15 aprile al 26 luglio 2015 Palazzo Chigi in Ariccia presenta la mostra Ritratto e Figura da Rubens a Giaquinto, “evento satellite” dell’esposizione di Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla dedicata al Barocco romano dal titolo Barocco a Roma. La Meraviglia delle Arti (Roma, 1 aprile-26 luglio 2015), centro propulsore di una serie di iniziative per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico ed architettonico di Roma e del suo territorio: mostre collaterali, visite speciali e tour tematici nei luoghi più belli del Barocco romano, giornate di studio, concerti e la rievocazione storica della Girandola di Castel Sant’Angelo. La mostra di Palazzo Chigi in Ariccia, curata da Francesco Petrucci, propone opere in buona parte mai esposte al pubblico, ritratti reali e ritratti ideali - principi, cardinali e personaggi di spicco della società italiana del ’600 e della prima metà del ’700 -, oltre a filosofi, santi e figure popolari.
Ritratto e Figura da Rubens a Giaquinto si compone idealmente di due sezioni. Una prima espone ritratti reali, raffiguranti personaggi ripresi nella loro concreta fisionomia, che posarono per artisti che li ritrassero dal vero, cogliendone la fisionomia e il ruolo sociale e dei quali si conosce in molti casi l’identità. Accanto a questa produzione esiste una ritrattistica più intima e individuale, tesa a rendere il carattere e la psicologia dei personaggi, che ha un punto di avvio nella ritrattistica naturalistica di tradizione caravaggesca. Sono comprese in questa sezione anche “teste di carattere”, cioè studi fisiognomici di volti, aventi carattere di studio autonomo o funzione propedeutica a composizioni più grandi. Una seconda sezione illustra invece ritratti ideali e allegorici, raffiguranti cioè personaggi realmente vissuti, ma le cui effettive fisionomie non sono note e furono create dagli artisti sulla base di testimonianze scritte o di interpretazioni iconografiche consolidate. Rientrano in questa tipologia ritratti di santi, come san Pietro e san Giuseppe, o ritratti di filosofi dell’antichità, di cui è accertata l’esistenza ma non la vera fisionomia, ma anche rappresentazioni di personalità legate al mito o alla fantasia.
Tra i dipinti più significativi il San Giacomo Minore di Giovanni Baglione, firmato e datato 1626, recentemente riportato all’attenzione degli studi, la cui rilevanza nella vasta produzione dell’artista è documentata anche da disegni preparatori. Di notevole interesse iconografico il più realistico ritratto di San Camillo de Lellis, riferibile ad un ignoto pittore caravaggesco: un ritrovamento in coincidenza con l’anno camilliano, per la prima volta esposto al pubblico. Di straordinaria qualità pittorica il Ritratto di vecchio di Pietro Paolo Rubens, padre del Barocco, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, eseguito attorno al 1609 immediatamente dopo il viaggio in Italia.
Riveste un notevole interesse storico ed artistico il Ritratto di Padre Niccolò Riccardi, detto “Padre Mostro” di Andrea Sacchi, ricordato da Bellori nella biografia sul pittore, ritenuto sino ad oggi perduto dalla critica. Riccardi, oratore e teologo domenicano, soprannominato “Padre Mostro”, sia per il suo aspetto fisico, che per la sua straordinaria erudizione, è noto soprattutto per il processo a Galileo Galilei. Legato da amicizia e stima nei confronti del grande scienziato, dette nel giugno 1631 il suo imprimatur alla stampa del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Tuttavia la forte opposizione di Urbano VIII pose il frate in una posizione ambigua, costretto a sequestrare il libro, cui seguì il famoso processo conclusosi con la “solenne abiura” dello scienziato il 23 giugno 1633.
Se il fine dell’arte barocca, che interessa buona parte delle opere esposte, è quello di educare, convincere e commuovere attraverso gli strumenti della tecnica e dell’immaginazione, facendo ricorso all’allegoria e alla metafora celebrativa, i ritratti di pontefici, monarchi e principi eseguiti nel corso di due secoli rientrano appieno in tale categoria estetica. Sono “ritratti monumento”, che devono eternare i personaggi in posa, destando ammirazione e nel contempo soggezione, essere un monito per chi li ammira, nell’esaltazione del prestigio e del potere assoluto di una sola classe sociale: l’aristocrazia. A tale genere celebrativo si accosta il Ritratto allegorico del generale Johann Palffy o il Ritratto equestre di George Keith, conte di Marischal.
Tra gli specialisti della ritrattistica seicentesca sono presenti in mostra pittori come Giusto Sustermans, artista di corte dei Medici, Giovanni Maria Morandi, ritrattista ufficiale del pontificato di Alessandro VII Chigi (1655-1667), maestri come Carlo Maratti, Giovan Battista Gaulli e Ferdinand Voet, che detennero il primato a Roma nel genere per gran parte della seconda metà del ’600. Figurano anche ottimi ritrattisti come Guglielmo Cortese “il Borgognone” o Antonio Odazzi, che pubblicarono i volti di personaggi reali. Si affiancano “teste di carattere” di Jacopo Chimenti detto “l’Empoli”, Pietro Bellotti, Giandomenico Cerrini e Pietro Paolini.
Per la scultura, assieme al noto busto in terracotta di Mechiorre Cafà raffigurante Alessandro VII, uno dei massimi capolavori della ritrattistica del Barocco romano, è esposto il busto di ispirazione berniniana raffigurante il cardinale Leopoldo de’ Medici, replica della versione di Palazzo Pitti, di cui si propone l’attribuzione ad Ercole Ferrata, che si affianca al ritratto giovanile del nobile fiorentino, prima di ricevere la porpora, eseguito da Sustermans.
Tra i ritratti ideali un Filosofo astrologo del periodo riberesco di Luca Giordano e un Sant’Andrea riferibile al soggiorno veneziano dello stesso camaleontico artista, qui particolarmente influenzato da Tintoretto e da Tiziano. Rientra nella sezione un Giobbe di Mattia Preti, come pure una spirituale e delicatissima Madonna di Carlo Maratta, che per tale specialità era definito “Carluccio delle Madonne”, oltre ad un meditativo San Giuseppe di Giuseppe Maria Crespi. Di spiccata sensualità il Ritratto di Francesca Gommi, amante e poi sposa del Maratta, e la nordica Maria Maddalena del pittore tedesco Ignazio Stern.
Si impongono per qualità nell’ambito della ritrattistica del primo ’700 due capolavori inediti: il sontuoso Ritratto di gentiluomo di Francesco Solimena, riferibile al periodo della dominazione austriaca del viceregno di Napoli, attorno al 1725-30, e la versione ufficiale del Ritratto del cardinale Pietro Ottoboni, definito da Francis Haskell “The most adventurous patron of the time”, opera di Francesco Trevisani.
Conclude la rassegna un’intensa immagine di San Filippo Neri, sospesa tra visione estatica e orazione interiorizzata, di Corrado Giaquinto. Pubblicato quasi mezzo secolo fa in un catalogo della Heim Gallery di Londra, il dipinto si inquadra nell’ambito della produzione giovanile di Giaquinto, mostrando, nella ibridazione culturale che manifesta, la sensibilità onnivora e la capacità di assorbimento del grande pittore pugliese.